Il “deserto”: impressioni di uno psicanalista Viaggi

Archeologia Viva n. 21 – luglio/agosto 1991
p. 78

di Mario Morpurgo

Una condizione-limite. È questa, credo, uno dei tratti distintivi del deserto…

Una dimensione caratterizzata da colori assordanti, a un silenzio infuocato appena mitigato dal sibilo del vento, da orizzonti sconfinati ma non illimitati e, perché no, anche dalla presenza del verde, dal colore che meglio di altri simbolizza la vita. Una condizione-limite e ambigua, tra la vita e la non vita, tra la realtà e l’irrealtà, tra il finito e l’infinito, tra il movimento e l’immobilità, tra la temporalità e l’atemporalità.

Come reagirà un individuo quando il suo desiderio l’avrà posto di fronte ad essa? Quando si sarà portato al cospetto di una situazione, la cui spettacolarità ha caratteristiche specifiche rispetto alle tante configurazioni “spaziali” che la natura è in grado di offrire?

Reagirà secondo modi personali, sicuramente, dettati più in superficie dal bisogno di “liberarsi” dai numerosi vincoli imposti da una quotidianità rassicurante, ma anche spersonalizzante; più profondamente tuttavia, e più produttivamente ancora, si farà strada il bisogno di riprendere contatto con la dimensione dell’”illusione” e nello stesso tempo con l’illusione dei dinamismi che all’”illusione” possono legarsi.

Da un lato quindi una condizione-limite, relativamente libera però dalle inquietudini regressive o più esattamente dalle tensioni passivizzanti catalizzate dalle profondità marine, al riparo pure dalle terrorizzanti presenze fantasmatiche evocate dal cupo spessore della foresta, ben lontana anche dal senso di familiarità sollecitato dalla savana, ben distinta soprattutto dagli astrali turbamenti mobilizzanti dall’alta montagna e dalla volta celeste… e dall’altro lato, come si è detto, modi personali di reazione, ragion per cui, se in alcuni individui tornerà alla ribalta la tematica del gioco o riprenderà vigore la “curiosità” infantile, in altri viceversa prenderà piede il desiderio di riproporsi, non senza rischi tuttavia, la dimensione dell’onnipotenza infantile; e se per qualcuno l’incontro con il “deserto”, con la “duna” in modo particolare, si rappresenterà, e in maniera più o meno conturbante, come un “ritorno alle origini”, per altri invece si vivacizzeranno il sogno e la fantasia, contenuti mentali cioè ricchi di risvolti creativi e non solo consolatori… […]