La rovina degli ksour Un grande patrimonio da salvare

Archeologia Viva n. 21 – luglio/agosto 1991
pp. 20-33

di Judith Lange

Le inaccessibili città-fortezza della Tunisia meridionale stanno cedendo alla più pericolosa minaccia della loro lunga esistenza: quella dell’abbandono da parte degli ultimi berberi

Archeologia Viva intende contribuire alla difesa di questi autentici monumenti della civiltà documentandone la situazione di fatto con questo straordinario reportage del suo inviato

«L’Arabia è il paese delle rovine. Il clima, la foggia delle costruzioni di pietra, la mancanza di difesa, l’ardore delle distruzioni, che si sfogò in guerricciole innumerevoli, hanno cosparso il paese di rovine di castelli e di mura… non piccola parte della popolazione abita nelle città rovinate dai suoi antecessori.

Non vi è quasi altura senza rovine di antiche costruzioni»: così si legge nel capitolo dedicato ai berberi dall’antropologo Federico Ratzel, nella voluminosa opera Le razze umane. Storia di antiche civiltà, pubblicata alla fine dell’Ottocento a Torino.

Le rovine resistono. Gli ksour, le cittadelle-fortezze dei berberi del sud tunisino, sono un’altalena di costuzione-distruzione-ricostruzione. Ci siamo proposti di rivisitare questi luoghi, le rovine sopravvissute, abbandonate, spesso di difficile accesso.

La nostra spedizione è minima: un fuoristrada, l’autista Hamad, l’architetto Ramdhane Gueddiche e l’inviato di Archeologia Viva. Il governo tunisino ha recentemente elaborato una carta degli ksour e delle ghorfa, situati nel territorio che inizia oltre il Chott El Djerid, Gabes e Tataouine e termina nel grande cuneo sabbioso tra il confine algerino e libico.

Il progetto di recupero è appena agli inizi. Sui molti siti manca una documentazione affidabile. Molte cittadelle lungo la catena montuosa degli ksour, dal Matmata a Dehibat, risalgono al XIII-XIV secolo, ma furono in seguito fortemente rimaneggiate. […]