Progetto Tevere Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 20 – giugno 1991
p. 74

di Claudio Mocchegiani Carpano

Le ricerche in corso sono di particolare interesse per la topografia fluviale e portuale di Roma antica

Il Centro per l’Archeologia Fluviale operante presso la Soprintendenza di Roma si sta occupando da alcuni anni della messa a punto di metodologie idonee per le prospezioni subacquee in ambienti di difficile esplorazione, a causa dell’inquinamento, della velocità della corrente e della visibilità minima.

Le ricerche nel Tevere condotte da anni dalla medesima Soprintendenza hanno portato alla localizzazione di importanti resti dell’antico porto fluviale della città e di alcuni scali intermedi della navigazione commerciale con il mare.

Questa mirabile organizzazione di trasporti, che privilegia il fiume come via di collegamento più rapida ed economica, poteva disporre di una serie di servizi portuali collegati ad aree e magazzini per il deposito delle mercanzie.

La decadenza di Roma, con la diminuzione del numero dei suoi abitanti e il conseguente calo della richiesta di vettovaglie, mercanzie e materie prime per la costruzione degli edifici, provocò la dissoluzione dell’efficiente organizzazione dei trasporti e il lento abbandono delle strutture portuali e dei complessi orreari.

L’assenza della cura del fiume, che per secoli aveva visto impegnati funzionari statali e stuoli di maestranze, provocò pesanti fenomeni di modificazione dell’alveo e del corso stesso del Tevere.

La mancanza del rigoroso controllo della sezione dell’alveo e il non rispetto delle severe leggi che impedivano le discariche nelle acque del fiume causarono nel tempo gravi danni anche alle opere portuali costruite lungo le rive.

L’insabbiamento del fondo fluviale e le rovinose inondazioni, non più arginate o controllate, portarono, specialmente nei tratti immediatamente periferici, a progressive e pesanti modificazioni dell’assetto fluviale. […]