Cacciatori in Val d’Ossola Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 20 – giugno 1991
pp. 64-71

di Antonio Guerreschi, Angelo Ghiretti e Arturo Lincio

All’interno del Parco Naturale di Alpe Veglia nel grandioso scenario delle Alpi Lepontine tornano alla luce le testimonianze del primo insediamento mesolitico d’alta quota scoperto in Piemonte

Le ricerche nell’alta Val d’Ossola portano un notevole contributo alla conoscenza del popolamento umano in età preistorica

Solo vent’anni fa, ai tempi della scoperta del primo insediamento mesolitico di alta quota, quello intorno ai laghetti di Colbricon nelle Dolomiti Orientali, si riteneva che la frequentazione umana più antica delle valli alpine risalisse al Neolitico, se non a epoche più recenti.

La piena comprensione paleoecologica delle nuove scoperte era maturata anch’essa da poco tempo, quando negli anni Sessanta il Mesolitico era uscito dal concetto restrittivo di fase di passaggio ed era assunto ad insieme culturale ben definito.

Oggigiorno i siti mesolitici d’alta quota conosciuti sono oltre duecento, distribuiti pressoché interamente nei settori centrale e orientale dell’arco alpino.

La concentrazione di siti mesolitici messa in luce dallo Spluga al Carso triestino costituisce un esempio quanto mai “produttivo” di ricerca archeologica nel territorio. Si spiega in tale ottica la pressoché totale assenza di conoscenze specifiche riguardanti le Alpi piemontesi, private finora di un’indagine finalizzata al problema.

L’avvio è giunto nel 1986 con la scoperta del primo accampamento mesolitico d’alta quota, identificato nel magnifico scenario del Parco Naturale di Alpe Veglia, nell’alta Val d’Ossola. Ad un saggio preliminare condotto nel 1988 facevano seguito le due fruttuose campagne di scavo 1989-90. […]