Gli antenati d’Europa La riscoperta dei Celti

Archeologia Viva n. 20 – giugno 1991
pp. 50-63

di Michela Torcellan Vallone

Ben prima dell’unità politica realizzata dai Romani l’Europa del I millennio a.C. conobbe un’omogeneità linguistica e culturale dovuta alla generale espansione dei Celti

Guerrieri e fabbri poeti e agricoltori essi lasciarono una cospicua eredità nella tradizione dell’Occidente

Eccone il ritratto alla luce dell’imponente sintesi realizzata nella mostra di Palazzo Grassi

La prima menzione del popolo dei Celti è dello storico Erodoto (V sec. a.C.), che li cita a proposito della Spagna, una delle molte terre dove si erano stanziati. Si trattava infatti di genti in continua espansione che, nel corso delle proprie migrazioni avevano toccato quasi tutta l’Europa.

La culla di questo popolo comunque sembra essere stata la Germania centro-meridionale, o almeno quella che oggi ha questo nome, giacché i Germani ai tempi di Erodoto si trovavano più a nord e sarebbero scesi nella Mitteleuropa – ma anche in Italia, in Spagna e oltre – solo con l’età delle migrazioni barbariche.

Quello di cui si parla è quindi un periodo ben precedente, corrispondente al I millennio a.C., nel corso del quale i Celti furono i veri signori dell’Europa non mediterranea, essendo quella mediterranea monopolio di Greci ed Etruschi, di Fenici e infine di Romani.

Un popolo diverso dunque, quello dei Celti, che ha permeato di sé l’intero continente europeo dal VI al I sec. a.C., estendendosi dai luoghi originari in ogni direzione: Balcani, Grecia, Asia Minore, Isole britanniche, Penisola Iberica, Francia, Italia. Fino al momento della sconfitta e dell’omologazione.

Non del tutto comunque. Una nuova fioritura avvenne alla rottura del mondo romano, quando le legioni abbandonarono le terre del nord sotto l’impeto delle invasioni germaniche. Il Galles e l’Irlanda ritroveranno allora, alle soglie del Medioevo, il loro passato celtico, in racconti leggendari e codici miniati.

Della preistoria dei Celti non si sa molti; le loro origini sembrano, almeno per ora, restare un po’ misteriose. Indoeuropei, come Latini e Germani, Greci e Sciti, con i quali condividevano remotissime origini comuni, conoscevano il ferro e le tecniche metallurgiche; la loro lingua era inoltre vicina ai dialetti italici e al latino.

L’Europa celtica si formò, ben prima della menzione di Erodoto, ai margini della civiltà greca, etrusca e romana che si affacciavano al Mediterraneo.

Fin dal VI secolo a.C. i Celti occuparono la penisola iberica dove, uniti agli indigeni, formarono il popolo dei Celtiberi. Nel secolo seguente i Celti di mossero verso est raggiungendo l’attuale Boemia, mentre un altro nucleo si insediava solidamente nell’attuale regione francese della Champagne, muovendosi poi da lì verso il resto della Francia attuale.

Vi si distinse presto il nord dove risiedevano i Celti meno evoluti (come i Belgi o i Bretoni che varcarono la Manica  per espandersi nelle Isole britanniche), mentre nel sud vivevano quelli destinati a influenzare profondamente anche l’Italia. Sono questi ultimi ad essere conosciuti direttamente dai Romani, che li chiamavano Galli e Gallia la loro terra. […]