Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 20 – giugno 1991

di Piero Pruneti

Ancora una volta il medio Oriente ci sorprende con la ricchezza delle testimonianze archeologiche

In Giordania, ad Umm er-Rasas, l’antica Castrum Mefaa, dove dal 1986 stanno lavorando gli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme insieme al Dipartimento di Antichità di quel paese, uno dei monumenti storicamente più produttivi sembra essere stato il periodo bizantino omayyade, quando questa città giordana vide fiorire incredibili capolavori d’arte.

Ma i ruderi di una  vasto complesso di chiese e interi pavimenti a mosaico, conservatisi praticamente intatti sotto la sabbia, non attestano soltanto il fiorire di una comunità cristiana in territori che vedranno la quasi totale affermazione dell’Islam. «Questi monaci cristiani di epoca islamica – dice appunto Michele Piccirillo, direttore delle ricerche, nell’articolo che pubblichiamo a pagina 10 – testimoniano la tolleranza dell’autorità musulmana che permetteva ai sudditi cristiani di costruire e mosaicare chiese. Quando e perché quella pacifica convivenza si incrinò? Quando e perché le città cristiane con i loro edifici di culto venero abbandonate?».

Possiamo ben dire che in questi casi l’archeologia gioca un ruolo insostituibile non solo – come è ovvio – nella lettura del passato, ma nella comprensione delle dinamiche dei rapporti fra popoli e culture diverse. Il che dovrebbe aiutare anche noi nel labirinto di dinamiche simili e per l’appunto attualissime.

«L’esplorazione di Castrum Mefaa -– conclude Piccirillo – ha cambiato una pagina di storia del Medio Oriente. Continueremo la ricerca, se gli avvenimenti bellici ce lo permetteranno, fiduciosi che arriverà la risposta alle nostre domande».

In attesa degli ulteriori risultati di scavo, di cui i nostri Lettori saranno tempestivamente informati anche grazie alla stretta collaborazione che lega Archeologia Viva allo Studium Biblicum Franciscanum, si può visitare nel bel Castello di Malpaga, a Cavernago di Bergamo, la mostra “I mosaici di Giordania”, in chiusura il 9 giugno se non viene prorogata. Senz’altro se ne avvantaggerà il nostro senso della storia.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”