Archeologia globale in Lunigiana Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 19 – maggio 1991
pp. 74-80

di Marco Biagini, Elisabetta Crusi, Luigi Gambaro e Enrico Giannichedda

Da oltre un decennio un’équipe dell’Istituto di Storia della Cultura Materiale ha iniziato un’indagine totale nel Comune di Filattiera in Lunigiana terra di passaggio tra il Tirreno e la Padania La storia e i risultati di uno studio-pilota

Le ricerche iniziate nel 1980 dall’istituto di Storia della Cultura Materiale di Genova (ISCUM) nel Comune di Filattiera in Lunigiana hanno già interessato con attività di scavo cinque diverse località di insediamento.

Il programma in cui queste ricerche si inseriscono è però più vasto e può andare sotto il nome di archeologia globale, per l’attenzione rivolta a tutte le testimonianze materiali che si sono stratificate in un territorio.

In questi casi l’utilizzo delle più svariate procedure di indagine stratificata ha come caratteristica di concentrarsi su ristretti ambienti geografiche come punto qualificante l’assenza di limitazioni cronologiche o tipologiche.

Non esistono perciò periodi storici o tipi insediativi più interessanti di altri; anzi la ricerca sul terreno viene condotta “a tappeto”, riconoscendo ogni traccia possibile: dai fenomeni paleogeografici e preantropici (risalenti a prima della presenza umana) fino alle modifiche connesse all’avvento della civiltà industriale.

Archeologia globale non significa però ricerca e scavo totali, o tantomeno esaustivi. È infatti inevitabile la perdita di informazioni dai contesti antichi con le tracce attualmente rilevabili; è inoltre evidente il ruolo interpretativo del lavoro archeologico, in cui per mille motivi si è sempre costretti a selezionare, stimare, procedere per campioni. Future scoperte nei territori già indagati con i metodi dell’archeologia globale restano perciò possibili, anzi auspicsbili, e certamente esse potranno essere inserite e confrontate con la griglia interpretativa più generale.
L’archeologia globale è quindi un modo di superare i limiti delle scoperte casuali le quali, favorendo le testimonianze più evidenti, danno risultati falsati; per cui di ogni epoca si conoscono meglio i siti ricchi rispetto a quelli poveri e per taluni periodi – ad esempio l’altomedioevo – né gli uni né gli altri. […]