Archeologia Viva n. 18 – aprile 1991
p. 80
di Amalia Rossignoli D’Anna
Le “barriere architettoniche” che ancora condizionano pesantemente la vita quotidiana delle categorie sociali più deboli diventano veri fossati invalicabili nell’esercizio del “diritto al turismo” e in particolare quando si tratta di visitare monumenti e zone archeologiche
Se prendiamo un vocabolario di italiano alla parola turismo leggiamo: «la pratica del viaggiare per diletto o istruzione»; quindi, oltre al semplice piacere di contemplare mari e montagne, prati e colline, c’è l’interesse di vedere opere d’arte create dall’uomo a mero scopo culturale.
Considerando i due aspetti del turismo, penso che per ben pochi non sia un piacere quello che in fondo è anche un diritto. Ma davvero tutti possiamo fisicamente farlo? Non mi riferisco ad un fatto finanziario, perché per “curiosare” si può anche rimanere nella propria città o andare in quella più vicina. No, non tutti possono ed ecco il perché.
Come presidente dell’Associazione Italiana Paraplegici seguo da anni gli eventi collegati alla categoria e mi interesso di tutto ciò che è collegato alla disabilità, all’emarginazione, alla diversità.
Occupandomi di persone con impedita o ridotta capacità motoria, oltre ad aver fatto io stessa innumerevoli esperienze, mi sono resa conto di quanto difficile sia accedere a musei, mostre, ville più o meno ntiche, zone archeologiche, biblioteche, centri storici, scavi, antichità. […]