Basilicata sommersa Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 17 – marzo 1991
pp. 74-75

di Paola Bottini

Un giacimento sottomarino di ancore ellenistico-romane presso Maratea permette di formulare interessanti ipotesi sulla frequentazione religiosa e commerciale del luogo

L’archeologia sottomarina in Basilicata è nata a Maratea un decennio addietro e ha continuato a svilupparsi principalmente sulla costa tirrenica della regione. Sul litorale ionico, infatti, l’avanzamento della linea di costa, causato dagli apporti fluviali, ha determinato l’insabbiamento dei porti delle colonie greche (Metaponto e Siris), mentre la natura stessa dei fondali (bassi, sabbiosi e fangosi) è di per sé un notevole ostacolo alla ricerca di relitti del commercio marittimo alimentato dalla presenza delle colonie stesse.

Le condizioni fisiche sul Tirreno si presentano alquanto diverse: la costa è alta e rocciosa, la fronteggiano isolotti e scogli spesso attorniati da secche particolarmente insidiose.

I naufragi dovevano esservi frequenti, ma a situazione è poco favorevole alla conservazione degli scafi, mentre la profondità, che poco più di un miglio dalla costa scende bruscamente al di sotto dei 100 metri, limita il raggio delle operazioni sottomarine finalizzate all’indagine archeologica.

Un miglio e mezzo a sud del porto attuale di Maratea (ed anche dell’ormeggio antico, che viene presuntivamente ubicato nella rada del maremoto) sorge il maggiore degli isolotti costieri, Santo Janni, intorno al quale si svolge la maggior parte della storia dell’archeologia subacquea lucana.

Una storia che è cominciata per caso, intorno alla metà degli anni ’70, quando alcuni subacquei piemontesi, immergendosi nello specchi di mare a nord dell’isola, giunsero a localizzarvi numerose ancore in piombo e a prelevarne un primo gruppo di quattro ceppi.

Fu chiara dal primo momento la notevole consistenza del giacimento; tuttavia si dovette attendere fino al biennio 1980-1981 perché la Soprintendenza potesse disporre dei mezzi necessari alle prime campagne esplorative regolari. […]