C’era una volta Naxos Alle origini della civiltà europea

Archeologia Viva n. 17 – marzo 1991
pp. 34-49

di Maria Costanza Lentini

Una baia riparata dai venti e un promontorio pianeggiante in prossimità di numerosi corsi d’acqua si offrirono ad un gruppo di navigatori greci come luogo ideale per fondare una nuova città

Nasceva così fra il mare più profondo e il vulcano più alto del Mediterraneo la prima colonia greca della Sicilia portatrice di una grande messaggio di civiltà Naxos non sviluppò dimensioni notevoli ma svolse un ruolo fondamentale per la successiva colonizzazione dell’isola

L’antico abitato di Naxos occupa la piattaforma lavica della penisoletta di Schisò e i terreni subito a nord di questa per una superficie complessiva di 40 ettari.

A sud-est è il torrente S. Venera che scorre a pochi metri dalle mura; a nord-est la baia. Quest’insenatura, compresa tra Capo Taormina e Capo Schisò fu scalo naturale per le navi sospinte dalle correnti da Capo Spartivento o da Capo dell’Armi in Calabria: le prime navi greche seguirono questa rotta, che in linea d’aria non superava i 40 chilometri. E a questo proposito Eforo racconta che la nave di Teocle, ecista della colonia di Naxos, sarebbe stata trascinata in Sicilia dai venti.

Il sito della città è attualmente pianeggiante e così dovette essere in epoca classica (V sec. a.C.), mentre è da supporre più ondulato all’epoca dell’arrivo dei coloni (ultimo quarto dell’VIII secolo a.C.) e per tutto il VI secolo a.C.

Poco lontano le colline del Tauro digradano a sud dell’odierno centro di Giardini, allargandosi in una striscia costiera pianeggiante e fertile, dove sfocia l’Alcantara, l’antico Akesines o Assinos raffigurato sulle monete di Naxos.

Queste colline del Tauro erano abitate nell’VIII sec. a.C. dai Siculi. Così tramandano gli storici antichi e così confermano i resti di abitanti indigeni. […]