Castelli da schiavi Gli Europei in Africa

Archeologia Viva n. 16 – febbraio 1991
pp. 56-63

di Danila Brena e Gigi Pezzoli

Sulle coste dell’Africa nera innumerevoli stazioni fortificate furono create dagli Stati europei con una particolare funzione

Erano i “castelli di tratta” costruiti come punto di riferimento e approdo per trafficanti di mercanzie e di uomini

Dalla metà del XV secolo, nel corso di tre secoli e mezzo, nove Stati europei o le loro Compagnie Commerciali costituiscono e mantengono stazioni fortificate sulle coste dell’Africa nera.

La ragione principale di questi insediamenti è duplice: da una parte favorire e proteggere i traffici di ciascun paese, dall’altra tenere lontani i potenziali concorrenti.

Per un lungo periodo durato oltre 300 anni, le relazioni tra gli europei e gli Africani furono prevalentemente pacifiche e, pur senza volerle idealizzare, non si può negare che esse furono improntate su basi fondamentalmente paritarie.

Inoltre per secoli gli insediamenti costieri europei ebbero la capacità di calamitare le popolazioni locali in rapporto di reciproca protezione e sostentamento.

E gli Africano mostrarono in diverse circostanze un reale attaccamento in diverse circostanze un reale attaccamento a quelli che avrebbero dovuto essere dei corpi estranei.

Se così non fosse non ci si spiegherebbe perché, per esempio a Ouidah, diversi anni dopo che i Francesi e gli Inglesi se ne erano andati, gli abitanti continuassero ad issare le bandiere europee sulle rovine degli antichi forti.

In termini strettamente cronologici il primo forte è quello di Arguin (sulle attuali coste della Mauritania), la cui costruzine viene avviata dai Portoghesi nel 1448.

Bisogna attendere pochi decenni, il 1482, per vedere iniziata l’edificazione di quello che rimarrà per sempre il più importante insediamento dell’Africa occidentale: il forte di San Giorgio de la Mina e di Elmina. […]