Il sogno di Harùn ar-Rascìd Archeologia islamica

Archeologia Viva n. 16 – febbraio 1991
pp. 24-35

di Kassem Toueir

A ricordo di una prestigiosa vittoria sui nemici bizantini il celebre califfo abbaside volle realizzare il desiderio di una città fortificata dal nome greco che in una sorta di miniatura richiamasse la capitale Bagdad

Ed ecco apparire dalla terra dell’Eufrate ad occidente di Raqqa i ruderi di Eraclea su cui stanno ora indagando gli archeologi siriani

Lungo il corso dell’Eufrate siriano, nella regione detta Giazira, ad occidente dell’antica città di Raqqa, sorgono le rovine di un abitato conosciuto con il nome di Eraclea.

Il primo a scoprirne le vestigia fu il viaggiatore tedesco Sachau che la visitò nel 1855, ma il primo studio archeologico fu eseguito solo nel 1907 dai tedeschi Sarre e Herzfeld nel corso dei loro rilevamenti topografici delle rovine lungo i corsi del fiumi Tigri e Eufrate.

Herzfeld descrisse compiutamente quanto alla sua epoca restava di Eraclea e ne tracciò per la prima volta la pianta topografica. Coordinando le osservazioni sul terreno con le notizie degli storici e dei geografi arabi d’età medievale – come Yakùt, at-Tabari e al-Masudi – lo studioso tedesco riuscì ad attribuire la fondazione di questo importante centro ad Harùn ar-Rascìd, il famoso califfo abbaside.

Herzfeld si accorse immediatamente che la struttura che aveva di fronte si trovava al centro di una cinta muraria circolare, fornita nelle principali direzioni di quattro grandi porte civiche.

Tuttavia sia la cinta che le porte erano completamente coperte dal suolo depositatosi nel corso dei secoli; non era quindi in vista alcun elemento strutturale.

L’unico elemento che Herzfeld aveva a disposizione era la variazione di colore del terreno, biancastro in corrispondenza delle murarie, che spiccava sul bruno dei circostanti campi coltivati.

La rovina centrale si presentava come un corpo a pianta quadrangolare con torri angolare, che comprendeva un profondo vano su ognuno dei quattro lati; all’interno si intravedevano altri locali riempiti di macerie.

La nobiltà dell’edificio era testimoniata anche dalla tecnica di costruzione in pietra gessosa, una rarità nel mondo siromesopotamico. Inoltre era visibile sul terreno il tracciato di un canale,che attraversava la cinta muraria esterna da occidente in direzione della città di Raqqa. […]