Tunisi: scene di vita africana Visita al Museo del Bardo

Archeologia Viva n. 16 – febbraio 1991
pp. 10-23

di Judith Lange

Nell’Africa imperiale romana fiorì un’originale scuola di artisti che nelle lussuose dimore dei ricchi proprietari terrieri creò i mosaici più fastosi e vivaci dell’età tardo-antica

Molte di queste superfici musive sono conservate a Tunisi presso il Museo del Bardo da dove giungono le eccezionali immagini del nostro inviato

Africa: un nome che nella nostra cultura abbraccia un intero continente, a lungo considerato misterioso. E tanto più misteriosa doveva apparire l’Africa agli occhi dei Romani che, a metà del II secolo a.C., indicavano con questo nome non già una nazione né tanto meno un continente, ma una piccolissima zona compresa nel territorio intorno a Cartagine, conquistata e distrutta da Scipione Emiliano nel 146 a.C.

Scrive Sallustio nel suo Bellum Iugurthinum – quando l’Africa Vetus aveva già allargato i confini e si chiamava Africa Nova – che in quel paese, tra i popoli e le ragioni «… vi sono rapporti meno frequenti, a causa del caldo, l’inaccessibilità dei luoghi e dei deserti» e che «il mare era tempestoso, rado per approdi; il territorio di messi, buono per gli armenti, ma povero di alberi» e che l’Africa era abitata da «uomini, una razza dal fisico robusto, agili e resistenti alla fatica» e che vivano nei pericoli per via di «moltissimi animali nocivi».

Sallustio descrive anche gli abitanti originari, i Getulli e i Libici, che definisce «gente incolta e selvaggia» poiché «si nutrivano di carne ferina ed erba, a guisa di pecore. Non possedevano norme di condotta né leggi, né governo di nessun genere; nomadi, dispersi, si fermavano dove la notte li coglieva». […]