Riscoprire Pompei Informatica e archeologia

Archeologia Viva n. 15 – gennaio 1991
pp. 26-43

di Franco Barberi, Baldassarre Conticello, Carlo Jacob e Mario Attilio Levi

L’impiego di avanzate tecnologie informatiche ha consentito l’elaborazione dell’enorme quantità di dati accumulati in indagini passati e recenti sull’area archeologia vesuviana

Si è potuto ricostruire così un inedito quadro d’insieme della storia delle città e degli eventi catastrofici che la sigillarono

Fra gli scavi del mondo imperiale romano è indubbio che Pompei sia il più popolare e spettacolare, quello più frequentemente visitato e maggiormente studiato, data la circostanza eccezionale di esserci conservata per quasi diciassette secoli, difesa dall’alta coltre di cenere e lapilli che la seppellì con l’eruzione vesuviana del 79 d.C.

Meglio di Ostia, Augusta Raurica o Glanum – città morte per abbandono e coperte di terra dalla natura stessa che le distruggeva – Pompei fu colta dalla catastrofe all’improvviso, nella pienezza della sua vita sociale ed economica.

La rapidità della tragedia ha consentito agli archeologi di riportare alla luce interi quartieri cittadini e gli edifici di carattere civile e rustico delle aziende agricole (villae) del suburbio, rivelando violate intimità e segreti che ci presentano, triste seppur stimolante, di una vita sorpresa da una subitanea fine.

A Pompei e nel suo suburbio si sono trovate quasi intatte case la cui struttura architettonica e la cui fastosa fantasia ornamentale portano il visitatore d’oggi a constatare che si trova in un centro di uniforme e diffusa agiatezza, aventi caratteri propri, differenti da quell’immagine metropolitana che presenta Ostia, porto e città satellite di Roma.

Nel I secolo d.C., al tempo della sua fine, Pompei aveva già un passato secolare che può essere documentato dal VI secolo a.C. all’età della guerra civile e della colonizzazione sillana dell’80 a.C.

Si hanno tracce dei primitivi insediamenti oschi, cioè Opici e Irpini, che costruivano modesti edifici in blocchi di pietra calcarea; dal IV al I secolo a.C. si ebbero i prevalenti moti migratori di Sanniti che volevano affacciarsi alle pianure e al mare.

In quel lungo periodo vi fu un lento, ma graduale progresso nella qualità edilizia e nella scelta dei materiali usati per costruire, dapprima con qualche influsso della civiltà etrusca, e poi di quella ellenica della Magna Grecia.

Infatti, per quasi un secolo tra il VI e V a.C. gli Etruschi ebbero una larga dominazione in Campania, grazie alla quale crearono nel Mezzogiorno un’altra dodecapoli, analoga a quella che avevano in Toscana.

Con la sconfitta navale subita nel 474 nelle acque di Cuma dovettero però ritirarsi a settentrione del Tevere, e Pompei rimase sotto l’influenza dei vincitori geci, di cui, fra l’altro è testimonianza il tempio dorico sito nel foro “triangolare”.

I Sanniti furono i padroni esclusivi della città sino alla guerra civile mossa a Roma dagli alleati-sudditi italici nel primo quarto del I secolo d.C., vinta da Silla il quale punì i ribelli con una durissima repressione che coinvolse, dopo un assedio abbastanza lungo e contrastato, anche i Sanniti pompeiani. […]