Frammenti di storia dal mare di Seccagrande Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 78 – novembre/dicembre 1999
pp. 82-85

di Domenico Macaluso e Gianranco Purpura

Sui fondali dell’Agrigentino è stato rinvenuto un giacimento archeologico che fa luce su uno degli ultimi drammatici momenti dell’Impero romano: quando i Vandali sconvolsero la Sicilia e le province africane

Possono alcuni frammenti di ceramica far luce su un periodo storico o arricchirlo di particolari significativi? La risposta è scontata: tra i motivi che rendono dannosa l’azione dei tombaroli, sia sulla terraferma che in mare, c’è infatti quello di estraniare un reperto dal suo contesto storico. Negli antichi portolani, la località di Seccagrande, frazione di Ribera (Ag), sulla costa sudoccidentale della Sicilia, non indicava come nelle moderne carte una ridente località balneare, ma un basso fondale con secche insidiose. Nelle epoche passate questi scogli hanno intralciato un’importante rotta commerciale, battuta dagli antichissimi legni del Neolitico come dai moderni velieri del nostro secolo (vedi: AV n. 52). Una perlustrazione sistematica dei fondali è stata effettuata dal Club Seccagrande, un’associazione di sommozzatori che collabora con la Soprintendenza per i Beni culturali di Agrigento.

Dal fondale, che degrada dolcemente fino a una quindicina di metri, formazioni di roccia e argilla, ritte come pilastri e rivestite da rigogliosa posidonia, si stagliano fino a lambire la superficie del mare, circoscrivendo numerose sacche di sabbia con reperti archeologici. Tra i molti frammenti ceramici, incastrato tra i rizomi della posidonia ne è stato rinvenuto uno, di forma triangolare, che dopo un semplice lavaggio ha rivelato una decorazione, il volto di un personaggio, ottenuta mediante la pressione di un punzone sull’argilla fresca prima della cottura. Il reperto è parte di un grande piatto di ceramica rossa (classificabile come “sigillata romana nordafricana”) ed è stato consegnato alla Soprintendenza di Agrigento con una relazione ben dettagliata sul sito sommerso.

Per identificare il piccolo volto raffigurato nel piatto di Seccagrande è stato sufficiente confrontarlo con il catalogo degli elementi decorativi che illustrano il volume Late Roman Pottery, di J. W. Hayes, lo studioso inglese che ha provveduto a una meticolosa classificazione di tutte le forme vascolari e delle decorazioni di questo tipo di ceramica. Il frammento di piatto rinvenuto non mostra una figura intera, ma solo un volto molto stilizzato; sotto il capo e sulla spalla sinistra, si nota quello che doveva essere un drappeggio, mentre la spalla destra è molto pronunziata; in secondo piano c’è un elemento vegetale. […]