Croati: chi sono costoro? Il mondo slavo nel Medioevo

Archeologia Viva n. 78 – novembre/dicembre 1999
pp. 60-69

di Nicola Jaksic

Una mostra in corso nelle sale della Biblioteca Vaticana ripercorre gli oltre mille anni di cristianesimo che hanno caratterizzato la cultura e la storia della Croazia
Particolare interesse rivestono le vicende del IX secolo quando il più occidentale dei gruppi slavi abbandonò il paganesimo e si realizzò quella prima entità territoriale che tanta importanza avrebbe avuto nella formazione dei miti e delle rivendicazioni nazionali croate

Gli Slavi si insediarono nel territorio della provincia romana della Dalmazia già verso la fine del VI secolo, dopo la presa della colonia romana di Sirmium (odierna Mitrovica, nella Pannonia inferiore) da parte degli àvari nel 582, e appaiono ormai prossimi all’Adriatico ai tempi di Gregorio Magno, di questo papa consapevole del pericolo rappresentato dalla colonizzazione dell’Istria e della costa dalmata da parte degli slavi pagani. Ciò nonostante, nel periodo che va dall’epoca di Gregorio Magno (intorno al 600) fino a quella di Carlo Magno (intorno all’800) si hanno scarse notizie sui popoli di quelle regioni. Solo alla fine dell’VIII secolo Carlo Magno decise di intraprendere l’avanzata verso il sudest europeo, dopo la conquista dell’Istria nel 778 e la distruzione dello stato feudale àvaro in Pannonia nel 791. Per quegli anni le fonti ricominciano a fornire notizie dal territorio dell’ex provincia romana di Dalmazia: Carlo Magno per un certo periodo mantenne il dominio dei territori bizantini nell’Adriatico, a Venezia e in Dalmazia, cosa che provocò la reazione dell’imperatore bizantino Niceforo la cui flotta entrò nell’Adriatico e riconquistò le zone costiere che l’Impero d’Oriente aveva temporaneamente perso.

I confini tra le sfere d’interesse dei due imperi, carolingio e bizantino, furono definiti con la pace di Aquisgrana, conclusa nell’812. Il litorale venne restituito a Bisanzio, compresi il ducato di Venezia e le diocesi della costa adriatica: Veglia/ Krk, Ossero/Osor, Arbe/Rab, Zara/Zadar, Traù/ Trogir, Spalato/Split, Ragusa/Dubrovnik e Càttaro/Kotor, con tutte le isole. I franchi mantennero invece il dominio dell’Istria e della Dalmazia continentale, con alcuni sbocchi sul mare, dove allora comparve un ducatus Chroatiae, evidentemente soggetto all’Impero franco.
Alla luce di queste notizie si può formulare l’ipotesi che i croati discendano da un gruppo di slavi emigrati dall’Europa centrale nel periodo dell’ambizioso progetto carolingio per la conquista della Dalmazia e che, alleati dei franchi, abbiano imposto il proprio dominio agli slavi già stanziati nelle regioni dalmate.

Nel sud della Croazia attuale sorsero altri principati slavi più piccoli, cui nel X secolo l’imperatore Costantino Porfirogenito diede il nome di Sclavinia. La Sclavinia Chroatia si estendeva lungo la costa dall’Istria franca a nord fino alla meridionale Pagania, il principato dei Narentani, situato alla foce del fiume Narenta/Neretva (antico Naro), nella zona dell’antica Narona (presso l’odierna Vid, fra Spalato/Split e Ragusa/Dubrovnik).

Nel IX-X secolo il centro dell’amministrazione civile e militare della Croazia si trovava nel castrum medievale di Tenin (odierna Knin, all’interno fra Sibenico/Sibenik e l’attuale confine bosniaco), da cui si aveva il controllo delle vie di comunicazione che dalla costa portavano in Pannonia. Il primo principe croato, Borna, è menzionato già nell’818 come alleato dei Franchi nella repressione della rivolta di Ljudevit, duca di Pannonia. Con gli eredi di Borna, Mislav e Trpimir, ebbe inizio la dinastia dei Trpimirovic che nei secoli successivi avrebbero segnato la storia dello stato croato. I croati all’epoca controllavano anche la via marittima che percorreva l’Adriatico collegando Costantinopoli e Venezia, e creavano molte difficoltà ai traffici veneziani. In uno degli attacchi con cui Venezia cercò di sconfiggere i croati sul mare, nell’887, perse la vita il doge Pietro Candiano, e la Serenissima fu costretta a pagare ai principi croati un tributo per assicurarsi la libera navigazione lungo l’Adriatico.

A partire dal X secolo, i sovrani croati ottennero il titolo reale e, dato che avevano sottomesso al proprio dominio anche le diocesi bizantine della costa dalmata, furono chiamati reges Chroatiae et Dalmatiae. Questo stato di cose si mantenne fino all’inizio del XII secolo quando, per via di alcuni legami matrimoniali, la Croazia si unì all’Ungheria, formando un unico regno ungaro-croato sotto la dinastia degli Arpad. Così il primo Arpad che governò la Croazia e la Dalmazia fu noto come Colomanus rex Ungariae, Dalmatiae et Croatiae, come testimonia l’iscrizione posta sul campanile della chiesa del convento di Santa Maria delle benedettine zaratine, eretto dallo stesso re per celebrare un evento storico così importante come fu la conquista di Zara/Zadar. Dunque durante il Medioevo, per circa trecento anni, dal IX al XII secolo, ci fu uno Stato indipendente, noto prima come ducatus Chroatiae, poi come regnum Chroatiae et Dalmatiae.

Immigrati in Dalmazia con l’aiuto dei franchi, i croati probabilmente già all’inizio del IX secolo abbracciarono il cristianesimo, il cui difensore più fedele in Europa era proprio il Regno dei franchi (nel Natale dell’800 Carlo Magno riceveva a Roma da papa Leone III la corona di imperatore del Sacro romano impero). In tale contesto iniziò il processo di conversione al cristianesimo delle popolazioni pagane slave e soprattutto dei croati. Inizialmente la nuova religione fu accettata solo dalla stretta cerchia della classe dirigente e ci volle qualche secolo perché si diffondesse capillarmente nei ceti popolari.

Durante la prima fase della cristianizzazione il territorio croato si trovò sotto la giurisdizione ecclesiastica delle diocesi dalmate di Zara/Zadar e di Spalato/Split, soggette all’autorità bizantina. Ma questa era una situazione che non conveniva né ai sovrani croati né al patriarca di Aquileia, influente dignitario della Chiesa presso i franchi, e perciò ancora nel IX secolo fu creata una diocesi che comprendeva tutti i territori del principato croato. Come sede del vescovo croato fu designata Nona/Nin, cittadina costiera situata su una lingua di terra poco a nord di Zara, assegnata dopo la pace di Aquisgrana al principato di Croazia. A Nona, grazie alla favorevole posizione geografica della città, molto simile a quella di Grado, le istituzioni ecclesiastiche erano sopravvissute sin dalla tarda antichità. […]