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Archeologia Viva n. 77 – settembre/ottobre 1999
pp. 82-85

di Massimo Becattini

Il recupero delle opere illecitamente trasferite all’estero e trattenute presso pubblici musei e collezioni private richiede notevoli competenze tecniche e lo svolgimento di lunghe e complesse pratiche internazionali: ecco gli ultimi incoraggianti risultati

Pochi, oltre la cerchia ristretta degli addetti, sanno che in Italia è ancora all’opera la Commissione per il recupero delle opere d’arte, quella organizzata nell’immediato dopoguerra dal mitico Rodolfo Siviero, “l’agente segreto dell’arte”, oggi presieduta dal ministro plenipotenziario Mario Bondioli Osio. Riattivata nel 1995 allo scopo di recuperare le opere ancora disperse a seguito del secondo conflitto mondiale, dal 1998 la Commissione svolge un’attività a carattere diplomatico-culturale volta al recupero dei beni culturali comunque sottratti al patrimonio artistico italiano, dunque con competenze estese ai contatti con collezionisti, musei e case d’asta, in grado di fornire informazioni sugli oggetti scomparsi, e con mandato di coordinamento nelle azioni di carattere civilistico promosse dal Ministero per i Beni culturali attraverso il Ministero degli Esteri.

La Commissione del ministro Bondioli Osio è attualmente impegnata nel recupero degli acròliti di Morgantina (Enna): due teste greche arcaiche di origine ionica e vari frammenti di statue che sembrano provenire da un tempio dedicato a Proserpina e Persefone. Sarebbero stati scavati a Morgantina alla fine degli anni Ottanta, acquistati in Inghilterra da Maurice Tempelsman (noto come accompagnatore di Jacqueline Kennedy) e dallo stesso portate negli Stati Uniti. La Commissione è entrata in contatto con Tempelsman, ma non essendo stato a suo tempo individuato né condannato l’autore dello scavo clandestino, nell’azione di recupero non è stato quindi possibile esibire alcuna prova certa della provenienza degli acròliti, anche se secondo vox populi e alcuni testimoni gli importanti pezzi archeologici sarebbero stati visti offerti in vendita in Sicilia. Non è certo, quindi, il ritorno in Italia di questi reperti, che ora si trovano a New York dopo essere stati esposti al J. Paul Getty Museum.

Una nota, questa volta a favore, sul Getty: il famoso – e a lungo famigerato – museo americano si è rifiutato di acquistare gli acròliti di Morgantina, grazie all’attuale conservatore, Marion True, che ha impresso al Getty una politica di distanza nei riguardi dell’esportazione clandestina, con la conseguente riduzione degli acquisti, se non da collezioni certificate. C’è, addirittura, da registrare la recente spontanea restituzione, proprio da parte del Getty Museum, di tre notevoli reperti, di cui si è occupato direttamente il Direttore generale dei Beni culturali, Mario Serio. […]