Il principe di Pisa Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 76 – luglio/agosto 1999
pp. 66-68

di Massimo Becattini

Un gigantesco tumulo etrusco rinvenuto intatto sotto i deposito alluvionali dell’Arno ci riporta alla tradizione dei grandi funerali omerici e fa luce sulle origini dell’antico centro toscano

L’eccezionale complesso funerario etrusco (circa 30 m di diametro) databile in età arcaica tra fine VIII e inizi VII sec. a.C., rinvenuto sigillato sotto i depositi limosi di una catastrofica alluvione della metà del V sec. a.C., si trova nell’area compresa tra via San Jacopo e il cimitero suburbano di via Pietrasantina, ai margini di quella che sembra essere stata l’area della necropoli villanoviana di Pisa. Le ricerche, curate da Stefano Bruni, ispettore della Soprintendenza archeologica per la Toscana, che ha collaborato alla stesura di queste note, hanno consentito di ricostruire anche importanti aspetti riguardanti il rituale funerario dell’epoca.

La gigantesca struttura rinvenuta in via S. Jacopo fu realizzata delimitando un’area circolare con lastroni di scisto. All’esterno di questa ghiera di lastre molto regolare (al centro si è trovato il paletto di legno per la tracciatura del cerchio), i costruttori piazzarono a distanze regolari coppie di pietre delimitanti una specie di corona circolare.
Al centro del tumulo, nel terreno vergine, venne scavata una fossa (m 4×4) destinata a ospitare una grande cassa di legno (ne sono stati rinvenuti i pezzi con all’interno i resti di un sacrificio: frammenti di vaso e ossa di ovini bruciate). La fossa fu accuratamente sigillata con scaglie di pietra per uno spessore di circa mezzo metro, su cui fu sparso del vino (come dimostrano i resti di un’anfora spezzata di probabile importazione fenicia) e il tutto ricoperto di terra. Nel materiale di riempimento della fossa venne risparmiata una buca triangolare, che invece fu colmata di argilla sterile, sopra la quale fu deposto un tridente in ferro. Infine, al di sopra, venne costruito un grande altare in pietra (rinvenuto in parte smontato), su cui vennero adagiati una seconda pietra a forma di timone di nave, il coltello per i sacrifici, gli spiedi e una mascella di cavallo.

A lato dell’altare in pietra è stata rinvenuta una buca quadrangolare (anche questa accuratamente sigillata con argilla sterile), al cui interno era stato deposto un dolio, chiuso da un coperchio tipico del territorio volterrano-pisano, dove sono stati trovati i resti di un rogo di legna di quercia, rosticci di bronzo e numerosi chiodini di bronzo, oltre a un minuscolo filo d’oro, forse parte di un orecchino.
Chiaramente, al termine della cerimonia funebre, l’altare venne smontato e in parte spezzato ritualmente a colpi di mazza: i frammenti di pietra sono stati rinvenuti in un’altra buca quadrangolare ugualmente ricavata all’interno del perimetro del monumento. Infine venne costruito il tumulo. […]