Ninive: basamento eterno Mesopotamia

Archeologia Viva n. 76 – luglio/agosto 1999
pp. 22-37

di Paolo Matthiae

La “terribile” città tramandataci dalla Bibbia come strumento dell’ira divina contro Israele ci è stata restituita dall’archeologia quale centro del culto della dea Ishtar rispettata in tutta l’area mesopotamica anche prima di divenire l’ultima capirale degli Assiri
Per concessione di Electa proponiamo una sintesi dell’opera dedicata a Ninive da Paolo Matthiae

Nel mondo occidentale medievale e moderno, fino alla riscoperta archeologica, alla metà dell’Ottocento, dei resti delle civiltà preclassiche dell’Oriente antico, il nome di Ninive parlava vigorosamente all’immaginario collettivo solo attraverso le suggestive e terribili immagini dei profeti di Israele, per i quali la «grande città» capitale d’Assiria era la «sferza dell’ira e la frusta dello sdegno del Signore». Nella concezione teleologica della storia, propria della storiografia israelitica e del pensiero profetico, era stato Yahwe che aveva affidato all’Assiria il compito di flagellare con oppressioni e deportazioni il popolo d’Israele incapace di essere rigorosamente fedele al suo dio. Ninive fu cantata dai profeti ebraici in versi di straordinaria efficacia, per la crudeltà del suo dominio e la sua dissoluta ricchezza, l’astuzia infida della sua politica e l’inflessibilità dei sovrani.

L’origine e lo sviluppo dei maggiori insediamenti dell’Assiria, nell’alta valle del Tigri, furono condizionati dalla specifica situazione ecologica, da un lato, e dalla particolare rete viaria dall’altro, delle regioni in cui sorsero. I due più importanti e antichi centri urbani, Ninive e Assur, che ebbero sorti e destini in parte paralleli e in parte complementari, erano senza dubbio accomunati nella coscienza degli Assiri dell’età imperiale, prima che nel 704 a.C. Sennacherib decidesse di fare di Ninive la capitale dell’impero. Le due città non erano infatti soltanto le sedi dei due più venerati santuari d’Assiria, l’Esharra del dio Assur ad Assur e l’Emashmash della dea Ishtar a Ninive, ma soprattutto luoghi di culto antichissimi di queste due divinità, le uniche del mondo assiro sentite come divinità nazionali.

Come era tramandato con chiarezza fin dai tempi del re assiro Sennacherib (704-681 a.C.), Ninive, sulla riva sinistra del Tigri (di fronte all’odierno capoluogo della provincia, Mòssul), era considerata dagli Assiri del VII sec. a.C. un centro di grande antichità e questa tradizione ha trovato prove inconfutabili nell’esplorazione archeologica di Quyunjiq (il nome attuale del sito di Ninive – ndr), dove un’ininterrotta successione di livelli archeologici, che risale fino alla piena età neolitica, documenta la presenza di insediamenti già durante l’età Calcolitica tarda (tarda età del Rame – ndr). L’importante fioritura di Ninive dai tempi neolitici indica che la città ebbe una notevole importanza, dovuta alla felice collocazione geografica. Il più antico insediamento doveva sorgere sul luogo stesso di Quyunjiq, subito a nord della confluenza del Kushur con il Tigri, in una regione particolarmente conveniente sia per l’agricoltura che per il riparo da pericoli esterni. Ma ciò che fece di Ninive un sito privilegiato fu la sua ubicazione in un crocevia fondamentale di vie di comunicazione.

È certo che Ninive conobbe una singolare fioritura culturale e probabilmente una particolare dilatazione topografica nel periodo chiamato Uruk Tardo: consistenti indizi dimostrerebbero che la città negli ultimi secoli del IV millennio a.C. potrebbe aver avuto un ruolo di grande importanza nelle complesse relazioni che si instaurarono nell’alta Mesopotamia. Un solo resto architettonico nell’area del tempio di Ishtar a Ninive risale al Tardo Uruk, tuttavia esso ha caratteri di grande interesse: si tratta di un complesso ben conservato, anche se funzionalmente ancora enigmatico, con serie di coperture a volta allineate in due direzioni, interpretato come un settore di un ampio complesso pubblico di magazzini, probabilmente per cereali.

La prima cinta della città archeologicamente documentata è quella dell’età di Akkad (XXIV-XXIII sec. a.C.), cui si deve riferire un sistema piuttosto complesso composto da un largo muro con fondazione in pietra e alzato in mattoni crudi. L’inserimento politico di Ninive nel mondo accadico in quell’epoca è documentato da un’iscrizione del sovrano assiro Shamshi-Adad I (XVIII sec. a.C.), che, rievocando la sua ricostruzione del celebre santuario ninivita di Ishtar, ricorda che esso era stato costruito o ricostruito da Manishtushu di Akkad, uno dei figli di Sargon (fondatore della dinastia di Akkad nel 2350 a.C.). Se diversi centri urbani dell’alta Mesopotamia e dell’alta Siria furono annientati dal re accadico Sargon, è presumibile che in altri casi la probabile conquista accadica non abbia comportato un abbandono, ma anzi abbia avuto come conseguenza uno sviluppo della città: dovette essere il caso anche di Ninive, al cui importante santuario di Ishtar i re di Akkad rivolsero attenzioni particolari, per il grande prestigio regionale di questo venerato luogo sacro. Il ritrovamento della splendida testa in rame di un sovrano di Akkad (ritenuta un’immagine di Sargon, ma più probabilmente un resto di statua votiva di un suo successore) è una delle massime opere artistiche del mondo mesopotamico, che non può tuttavia essere considerata produzione di botteghe ninivite, perché i caratteri iconografici, quali l’acconciatura delle chiome e le partizioni della barba, indicano con chiarezza che la testa fu eseguita dall’officina reale di Akkad.

Ninive non è una città proiettata nel futuro, ma una città il cui eccezionale destino è scritto nel più remoto passato, perché è «il centro di culto, la città amata di Ishtar», perché in essa sono «tutti i luoghi di incontro degli dèi e delle dee», perché infine essa è «il basamento eterno, la fondazione imperitura, la cui pianta è stata disegnata nel lontano passato e la cui struttura è stata fatta bella insieme con il firmamento del cielo». La sua struttura, fisicamente, è stata concepita «bella» come la volta celeste; nel suo insieme la città è una «residenza artistica», nel senso che è stata progettata con elevata maestria. Ancor prima dei rilevanti interventi di Sennacherib agli inizi del VII sec. a.C., Ninive era considerata una città artisticamente strutturata nel suo insieme e colma di monumenti di grande prestigio artistico.

La più antica testimonianza epigrafica reale, originale e quasi completa, relativa a un monumento importante di Ninive, risale a un grande sovrano degli inizi del II millennio a.C. e concerne proprio l’edificio cultuale per cui Ninive è stata sempre famosa, almeno dalla seconda metà del III millennio a.C., fino alla sua distruzione nel 612 a.C., il tempio di Emashmash di Ishtar, che si elevava nella zona centrale della cittadella di Quyunjiq. Questa iscrizione ricorda che Shamshi-Adad I, nel XVIII sec. a.C., ricostruì la cappella Emenue nell’area sacra dell’Emashmash e la ziqqurat Ekitushkuga, che era il tempio alto dello stesso santuario della Ishtar di Ninive. […]