Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 76 – luglio/agosto 1999

di Piero Pruneti

Grandi scoperte archeologiche continuano a verificarsi per caso e a colpirci emotivamente, nella migliore tradizione romantica della disciplina. Non che negli ultimi decenni non si siano fatti passi da gigante sotto il profilo metodologico e organizzativo delle ricerche, e senza dimenticare che per la ricostruzione del “mosaico del passato” non è affatto necessario il rinvenimento di un “tesoro”: da tempo non domina più l’archeologia delle necropoli, a vantaggio dell’archeologia degli abitati, delle strutture e sovrastrutture economiche, di tutte le testimonianze di vita, spesso nascoste in reperti o addirittura in parti minimali che prima il ricercatore non era in grado di rilevare.

E, tuttavia, le “grandi scoperte per caso” continuano a stupire, prima di tutto gli stessi archeologi, a cui piacerebbe di lavorare su indagini metodiche proiettate nel tempo, anziché nell’emergenza di una ferrovia che aspetta. Cito solo le ultime due di queste continue rivincite del sensazionale fuori programma. Una ci è data dalle navi di San Rossore di Pisa, a cui dedicheremo ampio spazio sul prossimo numero. Mai viste tante navi romane e così ben conservate: se le sapranno restaurare ed esporre, l’Italia avrà il più bel museo navale del mondo per l’età antica.
Dell’altra grande “scoperta per caso”, il Bronzo della Croazia, parliamo in questo stesso numero: una statua pregevolissima, di quelle che un tempo i musei americani erano disposti ad acquisire a qualsiasi prezzo e in qualsiasi modo… Invece, pensate, un subacqueo belga se la trova davanti e la segnala ai padroni di casa senza nulla pretendere, neppure il premio di rinvenimento (che in Croazia non è previsto). Si dirà che non gli sarebbe stato facile portarsela via, ma è vero che altri casi del genere sono stati brillantemente risolti dai clandestini! Ora gli archeologi si caleranno su quel fondale per cercare il relitto, ricostruire il contesto e la vicenda, ma niente potrà colpire la nostra immaginazione come questa improvvisa comparsa di un atleta greco disteso sulla sabbia di un fondale marino.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”