I segni di Isma nel deserto meridionale della Giordania Ricerche italiane

Archeologia Viva n. 75 – maggio/giugno 1999
pp. 60-67

di Edoardo Borzatti von Lowenstern

Provocatoria ipotesi di lavoro della missione italiana di Edoardo Borzatti: quelle che sembravano composizioni pittoriche astratte tracciate sulle pareti dei ripari sotto roccia del bacino desertico di Isma potrebbero essere segni ideogrammatici fra i più antichi del Vicino Oriente

L’arte è una forma di messaggio, oggi come nei tempi passati. Se prendiamo in considerazione la produzione artistica in epoca preistorica o protostorica, essa non sembra tanto rispondere a un puro godimento estetico, quanto a motivazioni volta a volta religiose, morali, magiche, propiziatorie di qualche importante attività… Tuttavia si è concordi nel ritenere che l’arte esprima il rapporto dell’uomo con l’ambiente, sia naturale che sociale, e si è visto nell’evolversi degli stili – naturalistico prima, veristico poi e, infine, astratto – il mutare stesso di tale rapporto; per cui nell’espressione artistica si rifletterebbe la trasformazione dell’economia umana, da quella basata sulla caccia-raccolta (stile naturalistico e veristico) a quella instauratasi con la produzione diretta del cibo (stile astratto) grazie all’attività agricola e all’allevamento del bestiame. Se questa ipotesi sembrava non sollevare dubbi, per quanto riguarda l’arte naturalistica e la veristico-narrativa, non è stato così per quelle figurazioni, per la maggior parte realizzate a pittura con coloranti minerali, che appaiono testimoniare un’arte di tipo astratto, simbolico o schematico.

Il fatto che espressioni di questo genere compaiano fin dai tempi più antichi della produzione artistica è stato interpretato come frutto di maldestrìa e inesperienza tecnica (arte prefigurativa): solo all’espressione astratta di tempi più tardi (riferibili a periodi protostorici) è stata data la dignità di rappresentazione di un’idea o comunque di concetti inesprimibili mediante figurazioni di tipo naturalistico o veristico. Molti autori, per la verità, hanno avanzato dubbi sul fatto che l’espressione di tipo astratto potesse riferirsi a talenti mossi da una personale interpretazione della realtà, da sensazioni originali: si tratterebbe di messaggi ermetici rivolti a una società iniziata alla loro lettura, in cui i valori morali e gli orientamenti psicologici andavano drasticamente mutando. L’arenaria paleozoica, di cui è costituita la maggior parte del territorio del deserto meridionale della Giordania, fratturata dall’intensa attività tettonica ed elaborata successivamente dagli agenti meteorici, si è da sempre prestata agli insediamenti umani, testimoniati da 20.000 anni a. C. ininterrottamente fino ai tempi d’oggi.

In questo ambiente, all’inizio della seconda metà del V millennio a. C., si impongono popolazioni portatrici di forme culturali completamente nuove (rispetto alla cultura neolitica, caratterizzata da una lenta evoluzione nei quasi quattro millenni precedenti). Cambiano la tecnica di lavorazione della pietra, l’architettura abitativa e, soprattutto, l’espressione artistica rupestre, che ora gravita decisamente nella sfera religiosa: sulle pareti rocciose vengono incisi grandi idoli antropomorfi, normalmente accompagnati da numerose figure di bovini. Allo stesso tempo pare diffondersi una nuova produzione rupestre, a cui è dedicata particolare attenzione, consistente in pitture realizzate con ocra rossa (raramente gialla), oppure con i colori nero o bianco. Si tratta di espressioni enigmatiche, avulse da intenti figurativi. Questa forma espressiva si sovrappone e spesso interferisce materialmente con un’altra, già in corso da uno o due millenni in tutto l’ambiente desertico, che è l’arte di pretto stile veristico-narrativo dei nomadi beduini. All’inizio i due mondi espressivi appaiono ben differenziati, mentre più tardi è chiaro che i pastori nomadi cominciano a imitare alcuni motivi, in coerenza con il relativismo culturale tipico delle genti del deserto e delle steppe, portate a recepire facilmente elementi culturali altrui che ritengono vantaggiosi. […]