Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 75 – maggio/giugno 1999

di Piero Pruneti

Questa è una lettera aperta agli amici di Belgrado.
Spero che le bombe occidentali non abbiano cancellato il ricordo di quella settimana che abbiamo trascorso insieme ormai un anno fa, quando il Kosovo non era ancora svuotato e tutti pensavamo a un imminente reinserimento della Serbia nella comunità internazionale. Furono momenti magnifici, con quella folla che ogni giorno riempiva il Museo nazionale per una manifestazione di cinema di archeologia (vedi: AV n. 72) promossa dall’Istituto italiano di cultura in collaborazione con la Rassegna di Rovereto e «Archeologia Viva».

Ricordo e ricorderete l’entusiasmo per quello che sembrava l’inizio di una riapertura al circuito internazionale della cultura e la promessa di altri appuntamenti simili, nella convinzione che il dèmone peggiore che possa deviare un popolo è l’isolamento, dove prendono corpo i fantasmi del passato. Purtroppo hanno vinto i dèmoni, creati dalla memoria di sradicamenti e stermini che i serbi – come altri popoli – hanno vissuto e interiorizzato nel profondo (consiglio in proposito il coraggioso libro di Marco Aurelio Rivelli, L’arcivescovo del genocidio, edito da Kaos). Ma la paura dei secoli non è sufficiente a spiegare quello che la Serbia ha fatto all’umanità in questi ultimi mesi (e non dimentichiamo gli anni del martirio di Sarajevo). Ho visto nelle immagini trasmesse dall’emittente serba le catene umane a difesa dei ponti durante le notti di bombardamento. Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché non avete formato altre catene per fermare le bande che trucidavano in Kosovo. Vorrei sentirvi dire che non sapevate niente perché il regime vi teneva all’oscuro. Ma non basta e credo che non basterà neppure alla vostra coscienza, se alla fine vedrete quanto per settimane hanno trasmesso le televisioni di tutto il mondo (esclusa la vostra): scene di macelli e deportazioni che almeno in Europa non si ricordavano dai tempi del nazismo. I tedeschi si sono presi comunque la loro responsabilità; ora tocca a voi quella di Milosevic. Ci rivedremo mai a Belgrado?

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”