Il santuario di Ercole Vincitore a Tivoli Futuro del passato

Archeologia Viva n. 74 – marzo/aprile 1999
pp. 84-86

di Anna Maria Reggiani

Uno dei templi più prestigiosi della romanità attende il recupero di tutte le sue strutture comprese quelle dell’era industriale che ne hanno profondamente segnato la vicenda architettonica

La Soprintendenza archeologica per il Lazio ha presentato un progetto di recupero del complesso archeologico-industriale del santuario di Ercole Vincitore a Tivoli. Questo monumento, del tutto particolare anche per le sue vicissitudini in età moderna e contemporanea, presenta un eccezionale interesse storico e architettonico. Sebbene la sua fase archeologica fosse già nota, come pure la peculiarità delle strutture, sorte in un’area a vocazione commerciale e industriale grazie alla compresenza di due assi fondamentali per le comunicazioni (il fiume Aniene e la via Tiburtina), la sua piena conoscenza si deve all’analisi condotta da Fulvio Cairoli Giuliani, che ha proposto nuove ipotesi riguardanti l’impianto architettonico, nelle sue interrelazioni funzionali e strutturali.

Il complesso del santuario di Ercole Vincitore a Tivoli non solo è uno dei più importanti esempi di architettura romana, di cui restano emergenze di forte suggestione, come la via Tecta, parti dell’imponente triportico e del podio del tempio, ma rappresenta un patrimonio di volumi che attende una propria valorizzazione, non disgiunta da una ricucitura dello stretto legame, oggi non più percettibile, con il centro storico di Tivoli.

I presupposti dell’ipotesi progettuale di restauro e recupero elaborata dalla Soprintendenza archeologica per il Lazio non derivano, quindi, soltanto dalla grandiosità dell’originario impianto tardorepubblicano (II-I sec. a.C.), ma risiedono anche nello studio della stratificazione avvenuta sulla fase archeologica a partire dagli insediamenti monastici annessi alle chiese di Santa Maria del Passo e di San Giovanni in Votano per finire con una serie di stabilimenti, quando nel 1600 iniziò l’industrializzazione dell’area, con un’armeria di proprietà della Camera apostolica, a cui seguirono, fra XVIII e XIX secolo, l’impianto per la manifattura della lana e la fonderia di cannoni voluta da Luciano Bonaparte, testimonianze tangibili della “rivoluzione industriale” avviata all’interno dello Stato Pontificio. […]