Sesh: lingue e scritture nell’antico Egitto Dentro la civiltà egizia

Archeologia Viva n. 74 – marzo/aprile 1999
pp. 20-35

a cura di Francesco Tiradritti

È quasi certo che siano stati gli Egiziani a inventare il primo sistema di comunicazione scritta: in ogni caso rimane la straordinaria esperienza storica di un sistema espressivo che si trasformò e si evolse nell’arco di oltre quattromila anni
L’evento è la mostra presso la Biblioteca di via Senato a Milano dove finalmente tutti possono capire

Recenti ritrovamenti archeologici effettuati ad Abido tenderebbero a dimostrare che la nascita della scrittura egizia preceda di poco quella mesopotamica. Le più antiche iscrizioni geroglifiche sarebbero infatti state trovate su oggetti databili al 3400 a.C. circa. La questione relativa a chi debba attribuirsi la priorità dell’invenzione della scrittura, che vede l’Egitto contrapposto alla Mesopotamia e che recentemente è stata riproposta dalla stampa internazionale, appare oziosa. Le datazioni per queste epoche così remote sono spesso aleatorie e sono fonte di continui equivoci. Per quanto riguarda la valle del Nilo, il fatto più importante posto in luce dalle ultime scoperte è l’avere stabilito che il processo di elaborazione di un sistema di notazione della lingua precede la nascita di un regno unitario in Egitto. Gli oggetti iscritti di Abido provengono infatti dalle sepolture di sovrani vissuti prima della I dinastia (2920-2770 a.C.) e il cui potere era probabilmente limitato solo alla parte meridionale del Paese.

Le prime iscrizioni in geroglifico sono assai brevi, per lo più didascalie poste a commento di scene riprodotte su oggetti di uso quotidiano o rituale. L’elaborazione di un sistema di comunicazione univoco e comprensibile a un certo numero di persone nasce soprattutto dall’esigenza di trasmettere dati di carattere amministrativo. I primi segni compaiono infatti su vasellame di vario genere e servono a notare il contenuto del recipiente e la data di produzione.

Alla luce delle attuali conoscenze le didascalie a commento di scene che riproducono aspetti importanti della vita quotidiana di determinati personaggi (sovrano e dio) sembrerebbero invece posteriori, sebbene segni a metà tra figurazione e scrittura (e che possono perciò essere considerati embrioni di commenti descrittivi della scena) sono già rilevabili sui vasi predinastici (3200 a.C.). Su di essi alcune linee ondulate sono sufficienti per indicare l’acqua su cui navigano imbarcazioni dotate di cabine con insegne e stendardi riferiti a varie divinità. La linea ondulata, ripetuta tre volte, diverrà successivamente il geroglifico valevole per rendere la parola “acqua”. In un primo momento nasce invece come trasposizione pittografica schematizzata di un’entità naturale, altrimenti non facilmente riproducibile, di cui richiama una delle caratteristiche salienti (l’incresparsi della superficie). La linea ondulata viene così a perdere ogni carattere di specificità e diviene rappresentazione generica dell’acqua e, per trasposizione, di qualsiasi liquido.

Tra gli esempi più antichi di iscrizioni si trovano anche i nomi dei sovrani. Si tratta di segni isolati che compaiono su recipienti e che sono stati interpretati come nomi, soprattutto sulla base di riscontri con documenti di epoche posteriori. La scrittura, anche in questo caso, ha una funzione puramente amministrativa, dato che è utilizzata per attribuire la proprietà dell’oggetto. Il passo successivo è l’utilizzazione dei geroglifici per identificare beni di consumo racchiusi in contenitori che ne impediscono l’immediato riconoscimento. Su etichette di osso o di avorio, in genere legate a recipienti sigillati, venivano tracciati segni che indicavano il nome, la quantità e il luogo di provenienza del contenuto. La data di produzione era invece segnalata attraverso una semplice scena relativa all’evento più importante dell’anno di regno del sovrano. […]