Sulle vie della Preistoria Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 73 – gennaio/febbraio 1999
pp. 78-79

di Silvia Costantini

La pubblicazione degli Atti del XIII Congresso delle scienze preistoriche e protostoriche è l’occasione per un’intervista a Carlo Peretto

A soli due anni dal XIII Congresso delle Scienze preistoriche e protostoriche (Forlì, 8-14 settembre 1996) stanno uscendo gli Atti di quello che rimane il più grande incontro scientifico internazionale di fine secolo. Per l’occasione «Archeologia Viva» ha incontrato Carlo Peretto, membro del comitato scientifico della rivista, uno degli uomini di punta della ricerca preistorica. Docente di Antropologia presso l’Università di Ferrara, rappresenta l’Italia nel comitato esecutivo dell’Association internationale pour l’étude de la Paleontologie humaine, è presidente dell’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria e direttore scientifico della rivista «Mediterranean Prehistory Online».

Professor Peretto lei è responsabile scientifico degli scavi di Isernia e Monte Poggiolo. Cosa ci raccontano questi siti?
Sono tra i più importanti in campo europeo e contribuiscono in modo decisivo alle conoscenze sulle modalità di vita dei primi gruppi umani e alla ricostruzione dell’ambiente naturale in cui vivevano. I reperti antropici si rinvengono infatti all’interno di potenti serie stratigrafiche, che studiate con metodo interdisciplinare, permettono di comprendere molti aspetti dell’antico paesaggio. Ad esempio i pollini ci informano delle piante presenti, i sedimenti della presenza di eventuali corsi fluviali o di bacini lacustri, i resti paleontologici delle faune che pascolavano negli ampi spazi aperti.

La datazione dei reperti di Monte Poggiolo ha subito una variazione…
Monte Poggiolo si colloca proprio agli albori del popolamento umano europeo finora conosciuto. È di poco più antico di un milione di anni fa e s’inserisce in un’ampia gamma di scoperte che documentano come il primo popolamento della valle padana è stato un fenomeno non isolato o saltuario, ma al contrario massiccio e continuo nel tempo. Molti giacimenti sono stati individuati lungo tutto il Pedeappennino. È certo, comunque, che il sito di Monte Poggiolo è il più rilevante dal punto di vista quantitativo: ha restituito migliaia di manufatti in selce in ottimo stato di conservazione, con un numero elevatissimo di reperti scheggiati che combaciano tra loro: un fatto del tutto eccezionale per età così antiche che consente di comprendere le strategie impiegate per lavorare la pietra e ottenere degli strumenti. Ad esempio si è potuto constatare che le schegge sono state utilizzate successivamente per il taglio della carne e la lavorazione dell’osso. Queste attività sono state documentate con lo studio al microscopio a scansione delle superfici dei reperti, sui quali sono rimaste strie di varia natura dovute alla lavorazione dei materiali. […]