Sicilia: ritornando sulla nave di Sciacca Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 73 – gennaio/febbraio 1999
p. 71

di Gianfranco Purpura

La scoperta di documenti notarili offre un indizio per l’identificazione del relitto cinquecentesco rinvenuto nelle acque siciliane

La possibilità di risalire da un rinvenimento archeologico subacqueo a un dato documentale di riscontro è certamente rara: di solito i relitti di epoche a noi prossime si rintracciano o per puro caso o sulla base di un’indicazione documentale che sollecita le ricerche. La possibilità invece di illustrare un giacimento archeologico subacqueo, con documenti successivamente rintracciati, che diano un senso ai reperti, appare fuori dell’ordinario. Un caso fuori del comune, dunque, quello del relitto cinquecentesco di Sciacca (vedi: AV n. 64), dal quale provengono cannoni francesi di bronzo, con stemmi reali di Francesco I e iscrizioni, di cui forse si è trovato un riscontro documentale.

La vicenda del ritrovamento dei resti di una nave, naufragata a circa ottanta metri dalla riva in soli cinque metri d’acqua a Sciacca, località Coda di Volpe, sulla costa agrigentina, ha inizio con l’isolato recupero di due cannoni di bronzo da parte del locale Circolo subacqueo Hippocampus. Si pensava a reperti gettati in mare da un’imbarcazione in transito o dalla terraferma, dall’alto dell’incombente capo delle Terme, e non invece all’esistenza di un giacimento unitario. La zona infatti, in prossimità dell’antico caricatore per il grano, risultava sicuramente coinvolta in antiche vicende belliche e marine. Ma il successivo rinvenimento e recupero di altri tre affusti lunghi oltre tre metri, uno tortile come una colonna, vistosamente dorati e decorati con stemmi e iscrizioni, di palle di vario calibro, di cunei da mascolo, di chiodi e lamine plumbee di copertura evidentemente di uno scafo, indicava con certezza che il sito nascondeva qualcosa di ben più importante di singoli reperti sporadici: ovvero i resti di un’imbarcazione della metà del Cinquecento con a bordo cannoni francesi marcati da gigli, da una grande F, da uno stemma raffigurante una salamandra, “impresa d’anima” di Francesco I. La conferma è venuta, infine, dal rinvenimento di tre parti distinte di uno scafo sicuramente coevo ai cannoni. […]