Un esercito di… Buddha Archeologia orientale

Archeologia Viva n. 73 – gennaio/febbraio 1999
pp. 58-63

di Li Chongfeng

Sensazionale scoperta in Cina dove ancora sbalordisce la grandiosità numerica dei ritrovamenti
Questa volta si tratta di statue legate alla pratica del buddhismo che per secoli dominò la vita religiosa del grande paese asiatico

Gli archeologi del museo della città di Qingzhou, provincia dello Shandong, hanno ultimato lo scavo di un grande deposito sotterraneo nell’area dell’antico tempio buddista Longxing. Sono state dissotterrate più di duecento statue buddiste: un ritrovamento che in Cina è considerato tra i più importanti degli ultimi anni. I reperti sono di diversa tipologia. Dal punto di vista del materiale, a parte la statuaria in roccia calcarea (circa il 95 per cento dei pezzi), sono state rinvenute sculture in marmo bianco, granito, in legno, metallo fuso, ceramica e argilla. Quanto ai soggetti e alla tipologia, sono state rinvenute stele, statue del Buddha, Bodhisattva, Arhat e di altre figure legate al buddismo. Anche le misure variano molto: le stele da tre metri e venti a cinquanta centimetri; le statue del Buddha da due metri a venti centimetri. Le datazioni si collocano in un lasso di tempo tra la fine della dinastia Wei Settentrionali (386-534) e la dinastia Song (960-1279). Le statue del periodo più antico sono le più numerose e presentano dimensioni maggiori.

Le stele hanno una struttura alquanto complessa: solitamente le immagini principali sono poste nella parte inferiore, mentre nella superiore si osservano esseri volanti, pagode e Buddha, con lingue di fuoco dipinte a complemento decorativo.
Per quel che riguarda la statuaria, le immagini più numerose sono quelle del Buddha. Assumendo lo stile del vestiario quale elemento classificatore, possiamo suddividere le statue del Buddha in quattro tipi principali: ci sono Buddha con mantello che copre entrambe le spalle, con mantello che lascia scoperta la spalla destra, quelli rivestiti di una semplice toga, infine Buddha con mantello dalla scollatura ampia alla moda del vestito cinese dell’epoca. Tra i primi due tipi si possono apprezzare i pezzi il cui vestiario è stato scolpito creando l’impressione di un materiale sottile e leggero: il mantello aderisce al corpo, le pieghe del vestito sono poche e sparse. Ma nell’insieme la produzione appare standardizzata e lo stile richiama la statuaria Mathura della dinastia indiana Gupta.

Per la capigliatura le stesse statue si possono suddividere in due tipologie: i Buddha con capelli crespi oppure ricci. Quanto ai Bodhisattva presentano un abbigliamento molto complesso: un elaborato copricapo, una lunga collana al collo, una stola attorno al corpo con la parte inferiore ricoperta da una lunga gonna.

Il particolare valore di questo gruppo di statue risiede nel fatto che esse conservano il colore e le applicazioni in oro originarie. Per il colore (rosso, blu, marrone e blu oltremare) furono impiegati componenti minerali. Sul vestito di alcune statue sono dipinti personaggi o storie utilizzando colori più sgargianti. Le applicazioni di foglia d’oro, invece, sono riservate al Buddha, osservabili su tutte le parti del corpo non coperte dal vestiario. In rari casi si trovano decorazioni in oro anche sui Bodhisattva, sulle figure volanti e sugli oranti.

Nella statuaria buddista del periodo delle dinastie del Nord e del Sud la forma e lo stile mantengono una loro coerenza e uniformità, nonostante sia usato materiale di diversa qualità (metalli, pietra, legno e argilla) che impone notevoli limiti e variazioni tecniche. Infatti, il tipo di materiale impiegato era secondario rispetto all’aspetto esteriore delle statue, che doveva essere il più omogeneo possibile: indipendentemente dal fatto che queste fossero fatte di argilla, pietra o fuse in metallo, le superfici si uniformavano, venendo dipinte o ricoperte di oro. Le medesime statue erano prodotte per la venerazione; quindi non erano concepite come opere d’arte, ma piuttosto rispondevano ai canoni religiosi dell’epoca. […]