Appuntamento a Belgrado Insieme per l’archeologia

Archeologia Viva n. 72 – novembre/dicembre 1998
pp. 84-89

di Piero Pruneti

La rassegna di cinema di archeologia organizzata per iniziativa italiana è andata al di là dell’evento culturale di settore per assumere motivazioni dall’attuale frangente storico

Alla fine si è dimostrata una buona iniziativa, quella dell’Istituto italiano di cultura a Belgrado, diretto dal bravo Giorgio Guerrini, di organizzare una settimana di cinema di archeologia nella prestigiosa sede del Museo nazionale della capitale serba, contenitore e simbolo della cultura di questa parte travagliata d’Europa. La settimana di Belgrado è stata realizzata con il patrocinio dell’Ambasciata italiana, retta in questo delicatissimo periodo da Riccardo Sessa, con la collaborazione della Rassegna internazionale di Rovereto, diretta da Dario Di Blasi, e di «Archeologia Viva».

Devo confessare – e l’ho già fatto pubblicamente davanti al pubblico serbo – tutta la mia iniziale titubanza ad aderire a una manifestazione così impegnativa sotto il profilo ufficiale, in casa di quell’”orso” che ormai da diversi anni compare quotidianamente sulla stampa di mezzo mondo per ben altre discutibili iniziative, dove la cultura nazionale si fa elemento di scontro e strumento esasperato di definizione etnica, prima in Croazia, poi in Bosnia, ora nel Kossovo, con gli aerei e le esercitazioni Nato che un giorno sì e uno no ricordano a Milosevich come la pensano l’Europa e l’America riguardo al suo Paese.

Alla fine sono andato a Belgrado, non me ne sono pentito e – se dopo queste righe mi inviteranno ancora – ci andrò di nuovo. Perché mi hanno convinto alla causa serba? Certamente no, anche se i nemici dei serbi non sono stati e non sono degli agnellini. Ma per il fatto che ho potuto toccare con mano quanto in teoria sapevo già: che l’errore peggiore che i popoli, come le singole persone, possono commettere è non parlarsi, chiudersi le porte in faccia, alimentando in questo modo i pregiudizi reciproci. Oltretutto, devo dire che gli italiani, nonostante l’attiva partecipazione del nostro paese alla forza militare internazionale di dissuasione, godono di grande popolarità. […]