Giallo fra le rovine di Cirene Personaggi

Archeologia Viva n. 72 – novembre/dicembre 1998
pp. 72-75

di Michele Coccia

All’inizio del secolo l’avvio delle ricerche nel sito dell’antica colonia greca in Libia fu segnato da un delitto che arroventò i rapporti già molto tesi fra gli archeologi statunitensi e quelli italiani: ma il caso De Cou è rimasto irrisolto

La mattina dell’11 marzo 1911, verso le nove, Herbert Fletcher De Cou, quarantenne archeologo americano, si arrampicava sulle pendici settentrionali dell’acropoli di Cirene accompagnando i lavoratori arabi impegnati a scavare antichi edifici sulla cima: il compito sarebbe spettato al direttore della missione dell’American Institute of Archaeology, Richard Norton, ma questi era rimasto al campo per assistere il medico della missione, l’inglese Arthur Sladden, lui stesso ammalato, e aveva pregato De Cou di sostituirlo per poche ore. Nascosti dietro un muro in rovina, tre arabi armati erano in attesa e aprirono il fuoco su De Cou a una distanza di circa venti metri, raggiungendolo e uccidendolo con due colpi. Poi si dileguarono, senza che intervenissero né i lavoratori arabi, che pure si trovavano vicino al caduto, né i soldati del reparto turco, forte di settantacinque uomini, incaricato di proteggere i membri della missione: questi soldati, in realtà erano piuttosto pigri nel lasciare il loro campo la mattina presto, e su questo fatto avevano probabilmente contato gli assassini nell’organizzare l’agguato. […]