Gli Etruschi nel Museo delle Acque Dagli scavi al museo

Archeologia Viva n. 72 – novembre/dicembre 1998
pp. 62-66

di Eugenia di Guglielmo

In Toscana la millenaria tradizione di Chianciano Terme riguardo all’uso e al culto delle sorgenti salutari è testimoniata dalle ricche collezioni di reperti provenienti dal territorio e conservate presso il locale Museo civico

Nel cuore della campagna toscana, tra gli ondulato colli della Val d’Orcia e le pendici boscose del Cetona, si apre uno straordinario paesaggio di uliveti e vigneti, ricco di fonti di acque salutari. Tra queste sorgenti, dove già nel V sec. a.C. gli Etruschi avevano innalzato un tempio alla dea Selene, protettrice della vegetazione, sorge Chianciano Terme (Si), il cui moderno sviluppo si fonda proprio sullo sfruttamento delle virtù terapeutiche delle acque termali. Le recenti indagini archeologiche sul territorio hanno messo in luce significative testimonianze, che confermano l’importanza e la popolarità di questo centro: si racconta che anche il poeta Orazio vi si fosse recato, su consiglio del medio Antonio Musa, per trarne giovamento.

Il Museo civico archeologico delle acque, inaugurato a Chianciano Terme nel 1997, raccoglie materiali provenienti da scavi e scoperte avvenuti in tutta l’area chiancianese, evidenziando così lo stretto rapporto che lega, in questa zona, archeologia, storia e territorio. Le testimonianze più antiche, ancora in fase di studio e restauro, appartengono a una fase finale del Neolitico, individuata recentemente alle pendici della collina Chiarentana, sul versante ovest del Monte Cetona.

Qui è stato messo in luce un ampio affossamento, utilizzato come luogo di scarico, ma con un probabile precedente impiego, in cui erano distribuiti frammenti ceramici, industria litica e resti faunistici. Lo scavo di Chiarentana è senza dubbio uno dei più interessanti ai fini della ricostruzione storica del territorio di Chianciano, dal momento che viene a colmare la precedente scarsità di resti preistorici, che mal si accordava con la ricca documentazione delle aree vicine, quali Cetona, Sartiano, Pienza.

Solo a partire dagli anni Ottanta, pertanto, si è potuta correggere la visione che faceva della zona di Chianciano un luogo quasi del tutto spopolato, delineando invece un quadro pre- e protostorico più chiaro e omogeneo della zona meridionale di Siena.
Meno documentato è il periodo tra IX e VIII sec. a.C. al quale si riferiscono alcune sepolture relative al villaggio del valico Foce e un ripostiglio in località Volpaie, chiara forma di tesaurizzazione pre-monetale. […]