In Licia nella valle degli eremiti Cristianesimo in Asia minore

Archeologia Viva n. 71 – settembre/ottobre 1998
pp. 30-37

di Vincenzo Ruggieri e Gian carlo Zaffanella

Nel cuore dell’aspra Licia montagnosa regione della Turchia un profondo canyon nasconde grotticelle e antri dove per secoli fiorì l’intenso misticismo di uomini votati alla ricerca di Dio nella solitudine e nel silenzio propri del luogo

Nel corso della mia ultima spedizione, finalizzata alla realizzazione della prima guida archeologica in italiano dell’antica Licia, ho avuto modo di documentarmi sulle impressionanti rovine di eremitaggi, chiese e monasteri risalenti al periodo bizantino. Dopo alcuni giorni di navigazione sono sbarcato in Turchia sotto un sole infernale nella caotica e inquinata Smirne. Ho subito raggiunto Selçuk, l’antica Efeso, sostando in due luoghi chiave della cristianità: le rovine della chiesa di San Giovanni, sorta sulla tomba dell’apostolo prediletto, e poi, salendo il boscoso Bülbül Dag, cioè ‘monte dell’Usignolo’ (antico Coressos), la casa-tomba della Madonna (in turco Meryem Ana).

Grandiose e maestose le rovine della vasta basilica bizantina di San Giovanni, eretta al tempo di Giustiniano (VI secolo) sopra una precedente cappella di epoca costantiniana inglobante la tomba dell’autore dell’Apocalisse. Significativamente candido il sito di sepoltura dell’Apostolo: marmi bianchi e quattro colonnine serpentine dai capitelli intarsiati. Ubicate dinanzi all’abside centrale, tali delicate strutture emanano una sensazione di pace e armonia, quasi estraniando il visitatore dal traffico rumoroso del borgo sottostante.

Per contro Meryem Ana è immersa nel verde e nel più totale silenzio, a eccezione dei momenti in cui i gruppi dei turisti-pellegrini sbarcano dai pullman per rapide visite. Secondo la tradizione, in questo luogo, lungo il pendio orientale del Bülbül Dag, la Madonna avrebbe vissuto gli ultimi anni dell’esistenza terrena. La località venne riscoperta alla fine dell’Ottocento da alcuni padri Lazzaristi, seguendo le indicazioni contenute nel libro di una mistica tedesca, certa Katharina Emmerich, che aveva fornito particolari sul sito ancora agli inizi del secolo scorso. Ma già da secoli una radicata tradizione della vicina comunità greca di Sirince vedeva svolgersi nel giorno dell’Assunta (15 agosto) una processione fino a queste rovine. Scavi archeologici hanno dimostrato che in epoca bizantina una cappella fu eretta sopra i ruderi di una precedente costruzione del I sec. d.C., in cui venne individuato un focolare. Tutt’intorno tornarono in luce numerose sepolture, per lo più di epoca paleocristiana.

Dalla roccia sottostante la vetusta costruzione sgorga una fresca sorgente. Qui, all’ombra di secolari olivi e querce, ho incontrato il barbuto fratel Giovanni da Lodi, padre cappuccino, custode spirituale del luogo. Abbiamo parlato a lungo di queste antichità cristiane. La Chiesa di Roma ha riconosciuto Meryem Ana: qui sono giunti come pellegrini Paolo VI nel 1967 e Giovanni Paolo II nel 1979. Nelle giornate limpide da Meryem Ana si vede l’azzurro del Mediterraneo. […]