Archeologia Viva n. 71 – settembre/ottobre 1998
di Piero Pruneti
È davvero preoccupante il modo in cui vengono gestite certe possibilità dell’autonomia. Ho già accennato al problema altre volte e l’esperienza mi conferma nello scetticismo. Fare l’archeologo con responsabilità direttive in Sicilia, oppure nelle province autonome di Trento, Bolzano e Aosta credo che sia meno facile che altrove. Troppo vicino e interessato è il potere politico amministrativo per essere lasciati a lavorare in pace e, soprattutto, senza guardare in faccia a nessuno. Un archeologo di soprintendenza non è un semplice ricercatore. È un funzionari che in certa misura gestisce il territorio; una misura che diventa molto elevata quando si parla dei soprintendenti delle province siciliane che concentrano nelle proprie mani, in condivisione con i vari direttori di sezione, tutto il patrimonio (archeologico, monumentale, ambientale, archivistico ecc.) del territorio di competenza. Si tratta di un potere tecnico sul quale le amministrazioni regionali o provinciali (a seconda dei casi sopra citati) hanno un grande potere di condizionamento, in quanto capaci di rimuovere o trasferire i propri funzionari.
È accaduto in Sicilia che l’assessore regionale ai Beni culturali e Pubblica istruzione, Nino Croce, abbia operato quello che, a memoria di siciliano, è uno dei più vasti rimescolamenti di titolari dei vari uffici delle soprintendenze. Probabilmente l’assessore Croce è mente lucida e lungimirante: non lo conosco di persona – e questo poco importa perché un amministratore si valuta sugli atti e non sull’amicizia -, ma a giudicare dl valore dei trasferimenti che ha disposto, fra cui quello a Messina della soprintendente di Agrigento (è bene ricordare che Graziala Fiorentini tempo fa pagò con qualche giorno di carcere la sua lotta senza compromessi in difesa della valle dei Templi dall’abusivismo), c’è da aspettasi un vero e proprio rinascimento per i beni culturali della nostra isola maggiore. Intanto i bravi funzionari, che quasi tutti tengono famiglia, avranno imparato ad agire con prudenza.
Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”