Il passato sommerso a Giardini Naxos Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 70 – luglio/agosto 1998
pp. 70-74

di Franca Cibecchini e Piero Pruneti

L’erede della prima colonia greca in Sicilia mantiene l’annuale appuntamento con l’archeologia subacquea
E questa volta c’era un motivo in più: il ricordo di Nino Lamboglia padre della disciplina

Sono dodici anni che fedelmente a Giardini Naxos (Me) si organizza la Rassegna di archeologia subacquea, la più importante occasione di incontro per chi si occupa del patrimonio sommerso. Ancora una volta il grande merito dell’iniziativa è della locale Azienda di Soggiorno e Turismo, assistita dalla Soprintendenza per i beni culturali di Messina e da un valente comitato scientifico. Il tema dell’ultimo appuntante, “Vent’anni da Lamboglia”, oltre che l’occasione per rendere omaggio a chi per primo applicò il metodo scientifico all’archeologia subacquea, ha permesso di fare il punto sulla situazione delle ricerche in Italia e all’estero.

La figura di Nino Lamboglia è stata tracciata da Francisca Pallarès, per anni sua stretta collaboratrice, che ha ripercorso alcuni momenti dell’attività del grande archeologo, scomparso tragicamente vent’anni fa (precipitando con l’auto nel porto di Genova durante un temporale). Lamboglia fu il primo a redigere, nel 1950, un interventi archeologico subacqueo (sulla nave romana di Abnega), mentre, nel 1958, creò il Centro sperimentale di archeologiasottomarina, dotato di un’imbarcazione attrezzata per le ricerche sui fondali. tra i molti interventi del Centro, la spedizione a Maiorca sul relitto dei Sec, i primi interventi a Baia e lo scavo del relitto di Spargi. L’unico limite di Lamboglia, ha riconosciuto Francisca Pallarès, fu quello di non concepire la figura dell’archeologo subacqueo: il professore non sapeva nuotare. […]