Prima dei Romani nella valle del Sarno Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 70 – luglio/agosto 1998
pp. 60-65

di Marisa de Spagnolis

La valle colpita dalla recente immensa tragedia della colata di fango ha conservato sotto le ceneri del Vesuvio che l’hanno più volte ricoperta un numero impressionante di tombe i cui corredi ci restituiscono il quadro di vita della popolazione indigena nei secoli a cavallo della colonizzazione greca

Alle spalle del Vesuvio, fra gli ultimi contrafforti dell’Appennino a est e i monti Lattari a sudest, si apre l’ampia valle del Sarno e, all’interno di questa, il fertile agro nocerino-sarnese. L’elemento geografico più significativo di questo territorio è proprio il Sarno, un fiume dal corso calmo e sinuoso che sfocia nel Tirreno allo scoglio di Rovigliano, presso Pompei. L’attuale larghezza del corso d’acqua è molto ridotta rispetto al passato, ma il percorso non è dissimile da quello antico.
Si ratta di un territorio incredibilmente ricco sotto il profilo archeologico. Presso la città di Sarno si sono individuati degli abitati riconducibili al Neolitico (IV millennio a.C.) e all’età del Bronzo medio (XVI-XV sec. a.C.), mentre alle sorgenti del fiume era situato un luogo di culto, attestato dalla presenza di materiale votivo e da un teatro tardo-ellenistico (fine II sec. a.C.) connesso con un retrostante santuario. […]