Prima dei faraoni: il Sahara Nell'oasi egizia di Farafra

Archeologia Viva n. 70 – luglio/agosto 1998
pp. 52-59

di Enrico Barich

Le ricerche condotte da una missione dell’Università La Sapienza nell’oasi egiziana di Farafra stanno rivoluzionando le teorie riguardanti le origini della civiltà del Nilo che non si sarebbe sviluppata sotto l’influsso da oriente della Mezzaluna fertile bensì per il decisivo contributo di genti che provenivano dal deserto occidentale

La storia come sappiamo è soggetta a continue revisioni. Ciò sembra trovare conferma nelle recenti scoperte fatte tra le sabbie del Sahara egiziano da una missione archeologica italiana, che modificherebbero radicalmente le teorie circa la stessa origine della civiltà egizia. Le scoperte fanno luce su uno dei momenti più affascinanti e, al tempo stesso, meno noti della storia, quello in cui si organizzarono società stabili, sedentarie, dedite all’agricoltura e al commercio, primi passi verso la nascita degli agglomerati urbani.

Come è noto l’Egitto è sempre stato ricondotto alla sfera di influenza del Vicino Oriente. In particolare, dalla Mezzaluna fertile sarebbero venuti i contributi fondamentali allo sviluppo delle prime forme di agricoltura e la stessa organizzazione sociale e religiosa della società dei faraoni ne sarebbe stata profondamente condizionata. Tuttavia, i risultati delle ricerche effettuate negli ultimi anni imponevano una revisione di questa impostazione e i recenti ritrovamenti hanno dato conferma alle nuove ipotesi: la civiltà egizia non si sarebbe sviluppata sotto l’influsso orientale, bensì sotto la spinta di una cultura africana cresciuta grazie al decisivo contributo di genti venute dal deserto occidentale egiziano.
Sicuramente basilari al riguardo risultano le ricerche in un villaggio preistorico nell’oasi egiziana di Farafra, dove gli archeologi hanno rinvenuto grani carbonizzati di sorgo e di altri cereali caratteristici dell’Africa centrorientale. Il materiale ritrovato è stato datato a oltre 7000 anni da oggi.

Il ritrovamento del sorgo testimonia la presenza di pratiche di coltivazioni su specie selvatiche locali che anticipano di almeno mille anni pratiche analoghe nell’Egitto predinastico. Ciò implica una revisione delle tesi circa i contatti con il Vicino Oriente, rapporti che si stabilirono in forma continuativa in epoca ben più tarda, quando lo stato egizio si era già formato. Si tratta, quindi, di una scoperta che conforta l’ipotesi di una provenienza sahariana, e africana, delle genti che introdussero l’agricoltura nella valle del Nilo, risultato di una ricerca iniziata dieci anni fa da Barbara Barich dell’Università la Sapienza di Roma, in collaborazione con la Direzione generale delle Antichità del Cairo e con studiosi di altre università italiane e straniere.

Luogo della missione: l’oasi di Farafra, un tempo importante punto di incontro per le carovane che andavano dalla Libia alla valle del Nilo, come narrano le cronache dei faraoni e degli stessi romani, oggi un sito di grande rilievo dal punto di vista archeologico. Secondo i geologi, tra 10.000 e 6000 anni da oggi la zona conobbe una fase umida tale da consentire condizioni ottimali per la vita. Si formarono dei laghi, riconoscibili dalla presenza delle caratteristiche playas, spiagge fossili il cui studio è fondamentale per spiegare l’andamento dell’occupazione umana della regione.

Il villaggio preistorico riportato alla luce, formato da una decina di capanne con basamento in pietra e posto sulle sponde di un antico lago, ha offerto altri interessanti reperti a testimonianza di un’occupazione strutturata e sistematica della zona a partire da circa 9000 anni fa. Nel settore orientale sono emersi manufatti di pietra legati a una produzione protoagricola (mietitura e macina) e punte di freccia per la caccia. Inoltre, il ritrovamento di una statuina rappresentante una figura femminile con la testa di un uccello ci ricorda una simbologia che si ritroverà nelle forme e nelle figurazioni dell’antico Neolitico egiziano, ulteriore testimonianza di come la cultura sahariana influenzerà il pantheon della civiltà del Nilo. […]