I Romani a Canosa Puglia settentrionale

Archeologia Viva n. 69 – maggio/giugno 1998
pp. 54-60

di Marisa Corrente

Nell’antico centro pugliese è in corso una mostra sul processo di romanizzazione che interessò la valle dell’Ofanto e l’intera Daunia nell’ambito di una vicenda fra le più significative sotto il profilo culturale e sociale

Muri e pavimenti di una villa antica strappati allo scasso dell’aratro pesante, in uno scenario che si dilata per l’ampia apertura dell’Ofanto, l’antico Aufidus, al confine fra le provincia di Foggia e Bari. Di fronte al verde delle terrazze di Madonna di Ripalta incombenti sul fiume, lungo il percorso di collegamento Venosa (Pz) – Canosa (Ba), la Masseria Battaglino, con il suo corpo di fabbrica e le sue coltivazioni, ha gli stesi limites dell’antica azienda-villa residenziale che occupò l’area collinare in età augustea. Le osservazioni di Columella (scrittore di agronomia del I sec. d.C.) su come si dovrebbe organizzare una buona villa sembrano ispirate dalla posizione del complesso della stessa Masseria e, d’altro canto, il paesaggio agrario aveva i medesimi colori delle colture specializzate, vinarie e olearie, dell’attuale economia ofantina.

In questo sito l’ultima segnalazione fatta alla Soprintendenza Archeologica della Puglia ha portato a una scoperta notevole: nell’ambiente a ipocausto (vano sottostante il pavimento per la circolazione di aria calda) del settore termale della villa romana, nascosto in una piccola olla, s’è trovato un tesoretto di 265 denari d’argento e, tra questi, un aureus emesso da Aulus Hirtius nel 46 a.C. Si tratta della zecca del Granicolo, a Roma, che, sotto la direzione di Irzio, provvedeva all’emissione di monete d’oro: una novità, quella degli aurei, introdotta da Cesare dittatore dopo le campagne di Italia e Spagna, dopo la sconfitta di Pompeo a Farsalo e le suggestioni del Nilo e di Cleopatra. L’occultamento del tesoretto si colloca cronologicamente attorno al 40 a.C., quando la pace di Brindisi fece di Ottaviano il padrone dell’Occidente e diede ad Antonio l’Oriente: il confine dello stato romano passava allora per Scutari, in terra albanese. Chi occultò il tesoretto forse non nutriva particolare fiducia nell’organizzazione della tota Italia successiva alla municipalizzazione, in un periodo in cui le legioni percorrevano l’Apulia, i banditi erano sempre in agguato e gli scenari politici apparivano nebulosi. […]