Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 69 – maggio/giugno 1998

di Piero Pruneti

Il bel volume Missioni italiane all’estero, edito dal Ministero degli Affari Esteri per i tipi de «L’Erma», di cui diamo ampia sintesi a p. 38, ci ha sorpreso per il valore culturale intrinseco dell’iniziativa, rivolta, doverosamente, a rendere noto agli stessi connazionali un impegno che li riguarda da vicino, ma soprattutto perché ci illustra una realtà che non sospettavamo tanto diffusa e radicata. Bene ha fatto il Ministero a spendere un po’ di soldi e di tempo per quest’opera di informazione, che oltretutto offre una delle pochissime gratificazioni a quanti lavorano nelle varie équipe con remunerazioni scarsissime o inesistenti, qualche volta pagandosi il biglietto aereo se non addirittura la permanenza, dovendosi rispettare badget di pochi milioni per qualche mese di attività. È nota, d’altronde, l’economia di sussistenza che domina nella maggior parte delle missioni, con acquisti all’ingrosso di cibarie e oculata amministrazione della spesa quotidiana tenuta direttamente dal capo… E siamo subito a un punto dolente dell’impresa.

Dalla pubblicazione ministeriale non risulta questo stato di asfissia continua dei finanziamenti che rende così difficile la vita dei nostri archeologi e la stessa periodicità dei campi di ricerca nei vari continenti. Ora che la loro attività viene messa in vetrina come uno dei fiori all’occhiello della presenza italiana all’estero è venuto anche il momento di affrontare la “sostanza delle cose” con ben altro impegno di spesa: l’archeologia è prima di tutto passione per la ricerca legata a una professione, cioè a un’attività che deve essere retribuita, come può esserlo per un medico, un ingegnere… Il lavoro volontario, su cui, di fatto, si reggono le nostre missioni archeologiche, non si può confondere con una fornitura d’opera gratuita da parte di specialisti disoccupati. È bene non dimenticare che la «ricerca archeologica antropologica ed etnologica» all’estero degli italiani, che il volume del Ministero degli Affari Esteri ha il merito di evidenziare, è anche il risultato di questa insostenibile situazione professionale.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”