Nel duomo di Pesaro un mosaico… di proposte Futuro del passato

Archeologia Viva n. 67 – gennaio/febbraio 1998
pp. 82-85

di Valerio Ricciardi

Le splendide pavimentazioni musive della cattedrale di Pesaro rappresentano un caso emblematico delle difficoltà di recupero e fruizione di un bene culturale evidenziando un problema soggetto a variabili che rendono le scelte operative discutibili e non facilmente armonizzabili

Gli scavi iniziati circa sette anni fa nel pavimento ottocentesco del duomo di Pesaro hanno di nuovo riportato in luce la straordinaria decorazione pavimentale musiva, su due livelli di epoche diverse, segnalata già nel Seicento dall’erudito locale Macci e, soprattutto, nell’Ottocento dall’architetto Giovan Battista Carducci che presiedette i restauri del tempo. Sono ora emersi nuovi importanti elementi di conoscenza, fra cui un riquadro nel secondo pavimento a mosaico, nel quale un clipeo tondo delimita un’epigrafe dedicatoria in latino. Questa – adeguatamente studiata da Raffaella Farioli Campanati, ordinario di Archeologia cristiana all’Università di Bologna – cita esplicitamente certo Giovanni, alto ufficiale dell’esercito bizantino, committente nel VI secolo della seconda fase ricostruttiva della cattedrale. L’importante scoperta ci aiuta a datare anche l’originaria edificazione della chiesa con la sua prima pavimentazione a mosaico, ragionevolmente collocabile nel corso del V secolo.

La guerra greco-gotica (535-560) portò grandi devastazioni a Pesaro, a partire dalla cinta muraria distrutta dal re dei Goti, Vitige. Ne dovette fare drammaticamente le spese anche l’originario edificio della cattedrale, in posizione decentrata e non distante dalle mura, se, come riporta Procopio nel Bellum Gothicum, Belisario, dopo aver rioccupato Pesaro, considerava la città «luogo adatto al pascolo dei cavalli».

Al seguito di Belisario e Narsete (i due generali bizantini delle campagne d’Italia inviati da Giustiniano contro i Goti) si fece onore, appunto, il magister militum Johannes o Giovanni, quello dell’epigrafe dedicatoria. Nel 545 Belisario ordinò una rapida ricostruzione delle mura di Pesaro, e Giovanni, probabilmente fra il 548 e il 551, commissionò la ricostruzione della cattedrale: al di sopra di ciò che restava del primo pavimento in mosaico fu sistemato un riporto di macerie e gettato un nuovo massetto, anch’esso finito a mosaico a un livello di 70-75 cm sopra al precedente. Nei secoli, questo pavimento del VI secolo fu oggetto di rifacimenti parziali con inserzione di “tappeti” a motivi figurativi, che hanno creato agli studiosi non pochi problemi di datazione. La chiesa venne pesantemente ristrutturata fra il 1283 e il 1291. All’inizio del XIV secolo fu rialzato il pavimento, demoliti il portico esterno e il battistero paleocristiano; poi, nel 1505 il vescovo Paride dei Grassi fa ampliare il presbiterio e l’abside. […]