Teutoburgo: ricerca di una battaglia Storica scoperta in Germania

Archeologia Viva n. 67 – gennaio/febbraio 1998
pp. 24-37

a cura di Bert d’Arragon

Duemila anni fa i Romani subirono nella “selva di Teutoburgo” una delle più gravi sconfitte di tutta la loro storia
Nell’agguato teso ai Germani andarono perdute tre legioni e la cavalleria: metà dell’intera armata del Reno
Ora il vero luogo dello scontro citato da Tacito è stato individuato a Kalkriese in Bassa Sassonia con ricerche sistematiche che hanno consentito di ricostruire la dinamica della strage

Il maggiore J.A.S. Clunn, militare inglese di stanza nella piccola città di Osnabrück, in Bassa Sassonia, era solito passare le ore libere passeggiando per i prati e i boschi di quella verde e fertile regione della Germania settentrionale. Occasionalmente il maggiore Clunn, appassionato di archeologia, raccoglieva quanto affiorava nei campi arati e portava i reperti al Kunsthistorisches Museum.

Nel 1987, in un campo lavorato da poco, scorse una distesa di piccoli oggetti. Il militare pensò ai frammenti di una bottiglia, ma controllando meglio scoprì che i presunti pezzi di vetro in realtà erano quanto restava di un antico ripostiglio di monete: questa volta consegnò al Museo centosessanta denari d’argento di epoca romana. Tuttavia, gli archeologi che presero in consegna il materiale non mostrarono l’entusiasmo che il maggiore inglese si aspettava: ritrovamenti di monete romane, databili fino all’età augustea, non erano una novità per la zona, già a partire dal Settecento.

La primavera successiva Clunn consegnò altri reperti, molto modesti rispetto ai precedenti: tre informi pezzi di metallo pesante, che forse un osservatore meno attento non avrebbe nemmeno notato. Ora, con sua grande meraviglia, il ritrovamento mise in subbuglio l’intero Dipartimento di archeologia del Kunsthistorisches Museum: erano tre piombi da lancio, usati come proiettili in un’antica battaglia, e costituivano le prime testimonianze materiali di una lunga e appassionante ricerca.

Correva l’anno 1505 quando i frati del tranquillo monastero di Corvey, sulle rive del fiume Weser che si snoda lentamente verso il Mare del Nord, trovarono nella loro biblioteca un manoscritto in latino. Presto i monaci si accorsero che ciò che loro supponevano un’antica versione delle sacre scritture era “soltanto” un testo pagano: avevano ritrovato gli Annali di Tacito, in una copia del IX sec. d.C. Da questo testo, soprattutto, prese il via la ricerca di una battaglia perduta, alla quale, cinque secoli più tardi, si sarebbero ricollegati i ritrovamenti del maggiore Clunn. Tacito narra la cronaca del bello variano, la ‘guerra di Varo’, ovvero la campagna militare che i romani intrapresero a est del Reno a partire dal 7 d.C., durante il regno di Augusto, per ridurre sotto il loro controllo tutto l’antico territorio della Germania, fino al Mare del Nord, al Baltico e al fiume Elba, e farne una regolare provincia. La campagna si concluse nel 9 d.C. con una battaglia, durata tre giorni, fra Quintilio Varo, che comandava tre legioni e tre ali (cavalleria), e Arminio il Cherusco, che comandava le orde male organizzate delle tribù dei Cheruschi, dei Bructi, dei Marsi e dei Chatti: la clades variana fu la più grande disfatta che l’impero romano subì mai e mise fine ai propositi di espansione verso il nordest dell’Europa.

Fino alla scoperta del maggiore Clunn di questa battaglia si avevano solo poche notizie. Le tribù germaniche non hanno lasciato testimonianze scritte; quanto agli scrittori romani non erano interessati a immortalare più di tanto la sconfitta, per cui si limitarono a riportare l’evento ammettendo che l’impero aveva perso le aquile della XVII, XVIII e XIX legione. Esisteva una sola prova archeologica dell’accaduto: nell’insediamento romano di Castra Vetera (Xanten) visse tale Marcus Caelius, centurione della XVIII legione, morto nel 9 d.C., a cui fu dedicato un cenotafio che parla esplicitamente della sua scomparsa durante il bello variano. Soltanto il testo di Tacito scoperto nel monastero di Corvey forniva qualche dettaglio in più citando, in particolare, il luogo della disfatta: il saltus teutoburgiensis. Da allora innumerevoli studiosi hanno cercato di collocare questa ‘selva di Teutoburgo’: nel tempo sono state avanzate oltre settecento ipotesi che proponevano ogni possibile località tra Breslavia e Parigi. […]