Gli Assiri: l’arte e la potenza Nel cuore delle civiltà mesopotamiche

Archeologia Viva n. 65 – settembre/ottobre 1997
pp. 50-63

di Paolo Matthiae

Fra il IX e il VII sec. a.C. l’impero assiro raggiunse l’apogeo politico e territoriale lasciando nell’architettura e nelle straordinarie espressioni dell’arte figurativa i segni della concezione della vita del potere e dell’universo
Sulla complessa e affascinante tematica pubblichiamo in esclusiva una sintesi tratta dal primo capitolo dell’ultima opera di Matthiae dedicata alla storia dell’arte dell’Oriente antico

Dopo l’emergere del potere politico e militare dell’Assiria nel XIV e soprattutto nel XIII sec. a.C., durante quello che si definisce propriamente periodo medioassiro, che portò alcuni grandi sovrani di Assur sia a misurarsi lungo l’Eufrate con l’impero hittita d’Anatolia, che a confrontarsi con l’indebolita potenza di Babilonia fino alla conquista della grande città meridionale, una fase non breve di forte ripiegamento, corrispondente certo a una grave crisi economica, caratterizzò anche in Assiria almeno tutta la prima metà del XII secolo. In questo periodo tutte le regioni occidentali dell’antico Oriente, quasi senza eccezioni, dalla costa dell’Asia Minore alle sponde del Levante, da Cipro all’Anatolia centrale, dal medio Eufrate alla Palestina e fino al Delta orientale del Nilo furono sconvolte dalle distruzioni apportate da quei gruppi di guerrieri e predatori che le iscrizioni geroglifiche di Ramses III chiamano i Popoli del Mare.

Successivamente, solo l’incessante attività militare di Tiglatpileser I (1114-1076), vincitore dei Frigi e del paese di Nairi, domatore di Meliddu e di Karkemish, devastatore di Babilonia, riuscì ad arginare temporaneamente le continue incursioni degli Aramei, inseguiti oltre l’Eufrate ventotto volte, come egli stesso afferma in maniera esplicita. Tuttavia, per quasi due secoli proprio la pressione aramea paralizzò il potere assiro, riducendo il suo territorio al minimo e annullandone la propulsione demografica, finché Adadnirari II (911-891), con i suoi successi sulla Babilonia e sull’Urartu, e soprattutto Tukulti-Ninurta II (890-884) non diedero inizio a quell’espansione imperiale che avrà nei grandi sovrani del IX secolo i protagonisti della prima fase del periodo neoassiro.

Tranne sporadiche e piuttosto povere testimonianze della cultura materiale, è in effetti solo con Assurnasirpal II (883-859), rifondatore di Kalkhu sul sito dell’odierna Nimrud (che assume da allora la sua struttura monumentale di nuova capitale imperiale), che la documentazione architettonica e figurativa neoassira diviene così abbondante da permettere di delineare una vera storia della civiltà artistica dell’Assiria nel suo periodo di massima fioritura, conclusosi nel 612 con la caduta di Ninive a opera di Medi, Sciti e Babilonesi. La strutturazione del progetto urbano di Kalkhu, l’impianto planimetrico del Palazzo nordovest sulla sua cittadella, la concezione del programma di decorazione scultorea in esso realizzato, sono tutti aspetti di un’età ricca di fermenti innovativi rispetto alla tradizione medioassira che lasciò tracce profonde nelle opere di tutti i sovrani successivi fino alla fine del VII secolo.

La maggiore e più rivoluzionaria innovazione del tempo di Assurnasirpal II è senz’altro l’ideazione dell’amplissimo programma di decorazione figurativa a rilievi su lastre ortostatiche con soggetti mitico-simbolici e tematiche belliche e venatorie di cui furono rivestite tutte le pareti della sala del trono e degli ambienti disposti tutt’attorno alla corte del bitanu (il “settore della casa”). Con questa originalissima soluzione Assurnasirpal II traspose in scala monumentale all’interno della sua sontuosa reggia il genere dei rilievi lapidei di carattere narrativo che fino ad allora erano stati usati solo sulle quattro facce degli obelischi celebrativi eretti nelle piazze dei maggiori centri neoassiri.

Attraverso gli ininterrotti fregi scultorei parietali del Palazzo nordovest, l’illustrazione delle gesta militari del sovrano passò dagli spazi aperti delle città e dagli ambienti chiusi dei templi, dove erano impiegate le lastre d’argilla dipinte, negli interni delle sale di rappresentanza e di funzione rituale del complesso palatino. […]