Francesi nel Vicino Oriente Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 64 – luglio/agosto 1997
pp. 76-79

di Chiara Dezzi Bardeschi

Intensa e meritoria è stata e rimane l’attività delle missioni francesi negli stati del Vicino Oriente
L’impegno in Siria e gli scavi emblematici di Ugarit e Mari

In occasione del cinquantesimo anniversario dell’Istituto francese di archeologia del Vicino Oriente (Ifapo), il Dipartimento di Antichità orientali del Museo del Louvre, diretto da Annie Caubet, ha dedicato due giornate di studi ai risultati e ai programmi di ricerca nell’area vicino-orientale, a partire dagli eclettici lavori di Ernest Renan (1823-1892), Charles Clermont-Ganneau (1846-1923) e René Dussaud (1868-1958) fino a oggi. L’Ifapo, la cui biblioteca specializzata conta più di 40.000 volumi, è stato fondato nel 1946 a Beirut da Henri Seyrig, su modello dell’Istituto francese al Cairo e della Scuola di Atene; in seguito ha aperto ulteriori sedi ad Amman (1978) e a Damasco (1985), in corrispondenza di concreti impegni di ricerca nei relativi paesi. In Giordania la ricerca francese si è sviluppata a partire dagli anni Settanta e con obiettivi diversi: dai rilievi fotogrammetrici e foto aeree di Petra, alla formazione di un repertorio di iscrizioni greche e latine, per concludere con l’indagine archeologica propriamente detta. Ben più lunga è la tradizione dell’impegno francese in Siria dove, già negli anni Trenta, precedono la fondazione dell’Istituto ad Amman alcune grandi missioni; ricordiamo Claude Schaeffer a Ras-Shamra, André Parrot a Tell Hariri, Maurice Dunand a Biblo, Henri Seyrig a Crac des Chevaliers, R. Amy, Ernest Will e Adnan Bounni a Palmira ecc.

Un’attenzione tutta particolare spetta agli scavi di Ras-Shamra, sulla costa mediterranea della Siria, e di Tell Hariri, nella valle dell’Eufrate, entrambi iniziati, come abbiamo detto, negli anni Trenta per un ritrovamento fortuito e che continuano ancora oggi a fornire sensazionali risultati. Qui, per la prima volta, gli scavi misero in luce due metropoli dell’età del Bronzo già famose nella documentazione antica.
A Ras Shamra Claude Schaeffer (autore, fra l’altro, della prima opera stratigrafico-comparativa del Vicino Oriente, La Stratigraphie Comparée, 1948) fin dall’inizio poté identificare il sito con l’antica Ugarit grazie alla scoperta di una notevole quantità di tavolette cuneiformi che entusiasmò il mondo scientifico internazionale: questa scrittura è oggi nota come cuneiforme ugaritica. Stessa sorte ha avuto Tell Hariri, dove il ritrovamento nel tempio di Ishtar di una serie di statuette votive, una delle quali con l’iscrizione «Langi Mari, re di Mari» permise fin dalla prima campagna l’identificazione del sito con l’antica Mari, menzionata nelle liste reali sumeriche (2000-1700 a.C.) come sede della decima dinastia «dopo il Diluvio». […]