Nei cunicoli del lago di Nemi Insieme per l'archeologia

Archeologia Viva n. 64 – luglio/agosto 1997
pp. 68-70

di Carlo Pavia

Le pendici dell’antico cratere che ospita lo specchio d’acqua dedicato a Diana sono percorse da un sistema idraulico di raccolta e smaltimento delle acque superficiali che risale ai tempi del Lazio arcaico

Nonostante siano passati diversi anni da quando il Gruppo di Speleologia urbana Lu.Pa. ha iniziato a occuparsi di quei curiosi pozzi che si aprono lungo le pendici interne dell’invaso vulcanico del lago di Nemi, i residenti della zona ancora ci segnalano altre cavità. Le opere in questione, chiaramente artificiali, posseggono un po’ tutte le stesse caratteristiche e quindi ci siamo decisi a trattare l’argomento fornendo qualche esempio significativo.

Sebbene riutilizzati in varie epoche, i cunicoli scavati nella roccia del cono vulcanico di Nemi sono per la maggior parte molto antichi, alcuni risalgono addirittura al V-IV sec. a.C. Il sistema oroidrografico dell’antico cratere è semplice: i rigagnoli che scorrono nel fondo delle fosse tendono a riunirsi in fosse maggiori man mano che si avvicinano a valle verso il lago. Non solo. Essi appaiono alimentati da cunicoli di captazione delle acque, antichi per la maggior parte, alcuni distrutti da tempo, altri ancora in funzione, che hanno le stesse misure, ovverosia un’altezza di circa 180-200 e una larghezza variabile dai 50 ai 90 centimetri. Questi cunicoli presentano piante diversificate: i più consueti sono a forma allungata, ma non mancano quelli a vani comunicanti.

Nel IV sec. a.C. la sistemazione idraulica del bacino. Nel V sec. a.C., periodo di lotte tra i centri arcaici del Lazio, come Lanuvio, Pomezia, Velletri e Ardea, la costruzione di questi manufatti conobbe probabilmente qualche problema perché non erano ancora stati definiti i confini delle terre del cratere di Nemi (per semplice curiosità va detto che ancora oggi gran parte di tali opere idrauliche sono spesso motivo di contestazioni, specie se si trovano in prossimità dei limiti tra due terreni). Quando nel IV sec. a.C. si raggiunse una certa stabilità politica, conclusesi finalmente le lotte tra Romani e Volsci, e si mandarono in zona i primi coloni (338 a.C.) e infine si costruì l’importante arteria della via Appia (312 a.C.), la situazione cambiò radicalmente con modifiche e ristrutturazioni di gran parte dei fossi che ricevevano le acque provenienti dai vari cunicoli di captazione.

Una considerazione sul cono vulcanico che accoglie il lago di Nemi per comprendere meglio la funzione di questi manufatti: nei periodi piovosi gli strati impermeabili sotterranei determinano la saturazione dei terreni, da cui la necessità di opere idrauliche per smaltire velocemente le acque superficiali. Anche oggi, per eliminare il problema della saturazione idrica, dannosa alle coltivazioni, si realizzano i cosiddetti “drenaggi talpa”, ovvero dei canali sotterranei senza rivestimento. […]