“Tedeschi” preistorici sulle palafitte Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 64 – luglio/agosto 1997
pp. 60-66

di Helmut Schlichterle

Le ricerche negli innumerevoli villaggi palafitticoli individuati fra il lago di Costanza e il Danubio costituiscono una grande scommessa per il futuro dell’archeologia subacquea e di torbiera

È ripresa con vigore, dopo decenni di crisi, la ricerca nelle palafitte della Germania meridionale. Il grande bacino del lago di Costanza, la zona ormai asciutta del Federsee e i laghi della fascia morenica della Svevia superiore oggi costituiscono una grande sfida per l’archeologia subacquea e di torbiera del Baden-Wuerttemberg. Già nell’Ottocento, sulla scia dell’entusiasmo della prima scoperta di palafitte avvenuta nella vicina Svizzera, in questa regione si scoprirono vari siti, mentre negli anni Venti e Trenta del nostro secolo si fecero importanti passi avanti con scavi sistematici, che portarono alla messa in luce di estesi insediamenti nel Federsee.

L’interesse verso questo settore della ricerca archeologica subì una fase di declino dopo la seconda guerra mondiale, causata dagli enormi problemi connessi alla ricostruzione che la Germania si trovò ad affrontare; solo a Ehrenstein, presso Ulm, nel 1952 e nel 1960 furono effettuati scavi nell’insediamento umido della cultura di Schussenried. L’attuale fase di ricerca, tra il lago di Costanza e il Danubio, negli insediamenti palafitticoli sia di riva che di torbiera è iniziata, dunque, con notevole ritardo rispetto ai vicini bacini lacustri svizzeri.

Prima di tutto, l’inventario delle palafitte. Dopo le indagini preliminari effettuate nel 1971, la Soprintendenza del Baden-Wuerttemberg ha elaborato un piano di lavoro concretizzatosi nel Progetto Bodensee-Oberschawaben (cioè, lago di Costanza-Svevia superiore), che si propone il sistematico rilevamento, tramite sondaggi e prelievi, dei siti lacustri e di torbiera. Le ricerche si sono svolte durante i periodi di abbassamento invernale del livello del lago. Nel 1980, a Hornstaad, per la prima volta si è sperimentato l’uso di sacchi di sabbia con funzioni di sbarramento nelle aree di scavo esposte a inondazione. A Wangen, Sipplingen e sempre a Hornstaad piccoli cassoni mobili hanno consentito di guadagnare ulteriore terreno all’asciutto ai fini dello scavo in una zona di acque basse; in questo modo gli addetti alla trivella per i carotaggi hanno potuto lavorare fino a una profondità di centotrenta centimetri.
Nei piccoli laghi della Svevia superiore e nel Federsee le ricerche hanno incontrato minori difficoltà tecniche; infatti qui, nei mesi estivi, le acque sono così basse che, con l’aiuto di semplici pompe idrovore, si può spesso lavorare senza procedere a un vero e proprio prosciugamento. […]