Caesarea Maritima: il sogno di Erode Le grandi imprese dell'antichità

Archeologia Viva n. 64 – luglio/agosto 1997
pp. 20-34

a cura di Piero Pruneti

Una metropoli dell’antichità con il più grande porto del Mediterraneo: le indagini di terra e di mare a Cesarea costituiscono uno dei maggiori sforzi organizzativi e scientifici della ricerca archeologica nello Stato d’Israele
Un rilievo del tutto particolare assume lo studio delle tecniche di costruzione portuale che rivelano una straordinaria capacità di progettazione e di impiego dei materiali

Tra le molte esplorazioni archeologiche in corso nelle epiche terre del Medio Oriente, una delle più affascinanti è senza dubbio quella che sta riportando alla luce i resti della città e del porto di Caesarea Maritima, sulla costa di Israele. Qui, sulle rive del Mediterraneo, circa a metà strada tra Haifa e Tel Aviv, nascoste tra le dune giacciono le rovine di questa metropoli romana, il sogno di re Erode. Non solo. Nelle acque antistanti Cesarea, si celano i resti di quello che fu uno dei più grandi porti dell’antichità, lo scalo di Sebastos: un prodigio d’ingegneria, tanto maestoso quanto complesso, messo in opera con i semplici mezzi dell’epoca, un autentico capolavoro di tecnica costruttiva della cui importanza solo oggi, grazie alle indagini in corso, si comincia ad acquisire la conoscenza.

Situata 40 km a nord dell’attuale Tel Aviv, Caesarea Maritima venne fondata lungo una delle più importanti vie di comunicazione che collegavano le aree popolate del Medio Oriente con la costa mediterranea. La costruzione della grande città fu condotta a ritmi sostenuti con il lavoro di migliaia di operai e schiavi, e terminata in tempi davvero brevi. Le fonti storiche pongono l’avvenimento, che certo non passò sotto silenzio, nove o dieci anni prima della venuta di Cristo.
In ringraziamento per l’assistenza tecnica, economica e militare ricevuta dal suo protettore, l’imperatore romano Cesare Augusto, ma sopratutto per ribadire a questi l’ambizione a essere considerato un fedele cliente di Roma, Erode il Grande (regnante tra il 40 e il 4 a.C.) volle dedicargli il suo sogno finalmente divenuto realtà: la città si chiamò, appunto, Caesarea Maritima. A ulteriore dimostrazione di gratitudine, Erode fece costruire una collinetta artificiale dominante l’intero porto. Questa piattaforma di roccia e terra, oggi nota come “piattaforma del tempio” (vedi riquadro: «Sulle tracce dei crociati»), in origine era alta circa tredici metri ed estesa su una superficie di un ettaro e mezzo: sopra vi fu eretto un maestoso tempio dedicato a Roma e ad Augusto. Se il grande sogno di Erode era quello di costruire una città maestosa, destinata a sfidare i secoli ed eternare il suo nome, Caesarea Maritima ne è davvero la realizzazione.

La città venne costruita ampliando a dismisura il piccolo porto villaggio di Straton (detto anche “Torre di Straton”), nato secoli precedenti come scalo per i traffici marittimi tra Fenicia ed Egitto. Di Straton parla per la prima volta un ufficiale egiziano, Zenone, nelle sue cronache del 259 a.C. Tra alterne vicende Cesarea durò fino al 1265, quando le truppe musulmane, guidate dal sultano mamelucco Baybars, posero fine alla sua millenaria esistenza allo scopo di privare i crociati di una formidabile base di penetrazione in Terrasanta. La città era già stata conquistata da Saladino nel 1187; ripresa dai crociati francesi dopo circa vent’anni, venne fortificata nel 1251 per volere di re Luigi IX di Francia, ma le possenti mura, tutt’oggi visibili attorno al nucleo centrale della cittadella, non bastarono a fermare la furia dei Mamelucchi, decisi a ributtare in mare gli invasori. Da quel momento le rovine di Cesarea divennero il regno della sabbia e della salsedine. Il sogno di Erode fu inghiottito dalle dune costiere. […]