Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 64 – luglio/agosto 1997

di Piero Pruneti

Allora federalismo! Se sarà federalismo duro, diventeremo lo stato più frazionato del mondo quanto ad autonomie locali. Sono toscano e non mi ero mai accorto che i miei vicini dell’Umbria o della Romagna fossero così lontani dalla mia cultura da dover mettere intorno alla mia regione più picchetti e distinguo possibili. Forse è il mio sentirmi “terrone” che mi rende tollerante, portato ad abbattere anziché creare confini, cioè il mio essere mediterraneo, erede in qualche misura (senz’altro culturalmente) di quelle civiltà da cui sono nati l’Europa e l’intero mondo occidentale – e voi, cari lettori, sapete quanto l’archeologia aiuti in questo sentimento. Se, invece, di federalismo intelligente e pragmatico si tratterà, sono convinto anch’io che la decentralizzazione dello Stato a questo punto sia uno dei pochi interventi possibili per riformare la macchina amministrativa e avvicinare i cittadini ai cosiddetti “valori comuni”.

Verranno decentrati anche i beni culturali? In proposito i soprintendenti hanno lanciato un grido di allarme. Non credo che si siano mossi per istinto di sopravvivenza, come i prefetti, perché soprintendenti sono e tali nella sostanza rimarranno anche nell’ambito dei demani regionali. Il problema è piuttosto quello delle garanzie sul piano dell’autonomia operativa, che le regioni federali dovrebbero essere in grado di assicurare alla gestione e alla tutela del patrimonio. Purtroppo, riguardo a ciò, gli esempi già collaudati nelle regioni a statuto speciale (Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Sicilia) non incoraggiano. In tutti i casi citati si è verificato un forte condizionamento politico locale sugli organi tecnici preposti ai beni culturali che ha reso i vari soprintendenti molto più esposti e vulnerabili dei colleghi statali. Dunque: la gestione alle regioni, ma la tutela sempre nelle mani dello Stato? Credo che non si dovrà prescindere da questo tipo di soluzione per un patrimonio di cui siamo responsabili davanti al mondo intero.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva