Qana’: alla ricerca del porto perduto Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 63 – maggio/giugno 1997
pp. 86-87

di Barbara Davidde

Per la prima volta nella storia dell’archeologia subacquea un’équipe scientifica ha esplorato i fondali del golfo di Aden alla ricerca dell’antico approdo

Non era mai successo prima. Un’équipe scientifica ha esplorato i fondali del golfo di Aden alla ricerca dei resti del porto di Qana’, uno dei principali del regno sudarabico dell’Hadramawt (che in antico occupava le regioni meridionali dell’attuale Repubblica dello Yemen e le regioni occidentali dell’attuale Sultanato dell’Oman).
Il progetto e l’équipe subacquea (composta dagli archeologi Barbara Davidde e Roberto Petriaggi, dal disegnatore Marco Sangiorgio e dall’operatore video Matteo Mescalchin) fanno parte della missione archeologica dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente nella Repubblica dello Yemen.

Le ricerche hanno permesso di raccogliere dati molto interessanti, come del resto è già avvenuto nello studio di altri porti antichi (Alessandria, Tiro, Sidone, Cesarea Marittima, Cartagine, Pozzuoli). I regni dell’Arabia Felix, come greci e romani chiamavano lo Yemen, basarono la loro prosperità sull’agricoltura e sulla produzione ed esportazione di incenso, mirra e balsami, sostanze aromatiche assai apprezzate per le cerimonie religiose e la preparazione di unguenti, medicinali, spezie e profumi. Le vie carovaniere e le rotte transoceaniche sono state per quei regni e per le popolazioni arabe nel corso dei secoli i canali naturali per i traffici tra il mondo mediterraneo e l’Oriente. I contatti commerciali via mare tra il bacino del Mediterraneo, l’Arabia del sud e l’India sono attestati anche prima dell’età ellenistica, ma senza dubbio un loro significativo incremento si determina durante i primi secoli dell’impero romano. In particolare il regno dell’Hadramawt, considerato dagli autori antichi la patria dell’incenso, non solo aveva il controllo diretto delle carovane che trasportavano le migliori qualità di incenso e altre merci lungo i deserti e gli altopiani fino a Petra e in Siria, ma disponeva anche di due porti, Qana’ e Moscha, ed era quindi una tappa obbligata per le navi greche e romane dirette in India.

A Qana’, attraccavano navi cariche di vino, olio, salsa di pesce, stoffe, ma anche oggetti di rame, di stagno, o più preziosi come piatti d’argento, statue e perfino cavalli. Queste notizie dettagliate si leggono nei testi degli storici e geografi antichi e sono confermate in parte dagli scavi condotti in questi ultimi anni dagli archeologi dell’Accademia delle Scienze di Mosca e del Cnrs di Lione. Dell’antica Qana’, dominata dalla nera e minacciosa Roccia dei Corvi (l’Husn-al-Gurab, nei pressi di Bir’ali, un villaggio di pescatori), sono tornati alla luce i resti, rimasti a lungo coperti dalla sabbia del deserto, delle abitazioni, dei magazzini dell’incenso e di un edificio di culto, insieme a ricche collezioni di ceramica, reperti di vetro e centinaia di monete di bronzo. […]