Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 63 – maggio/giugno 1997

di Piero Pruneti

Nel servizio speciale dedicato a Gerusalemme, sul numero di gennaio, avevamo evidenziato l’assurdità di quel tunnel scavato sotto la spianata del Moschee, pressoché inconsistente dal punto di vista archeologico, che l’anno scorso provocò una delle ormai ricorrenti insurrezioni del quartiere arabo. L’articolo di «Archeologia Viva» – intitolato Vivere!, alludendo alla tolleranza di cui prima o poi dovranno dar prova le varie componenti etnico religiose che risiedono nella città – voleva fornire un contributo di conoscenza sul complesso trascorso storico di Gerusalemme, da cui deriva l’impossibile pretesa – se vogliamo parlare di vincolante eredità del passato – di giustificare, da qualsiasi delle parti coinvolte, le proprie “mani sulla città”. Invece, quelle mani, sono di nuovo, incredibilmente, arrivate con la scelta dell’attuale governo israeliano di dare via libera alla costruzione di un nuovo insediamento ebraico a Har Homà nella zona della Gerusalemme araba. Manderemo al primo ministro Netanyahu una traduzione in inglese del nostro articolo. Chissà che non lo aiuti a capire, se di questo si tratta…

Intanto, qui in casa nostra, diamo il benvenuto a Christian Bernard Leblanc, che per la prima volta pubblica le proprie ricerche su «Archeologia Viva» cominciando alla grande: un articolo sugli scavi (diretti da lui stesso) nella tomba, nientemeno, di Ramses II. Un destino davvero infame ha avuto la sepoltura di questo faraone, proprio lui che, più di ogni altro, affidò il suo programma d’immortalità alla costruzione di templi, monumenti colossali e statue, di cui l’ultima (si legga della recente scoperta a p. 23) è stata riportata in luce nell’area delle piramidi di Giza. La sua dimora per l’eternità fu ben presto svuotata dai ladri e colmata dal fango delle alluvioni all’interno di quella doccia naturale che è la Valle dei Re. La mummia fu salvata rocambolescamente dai sacerdoti della necropoli e ora si trova al Museo del Cairo. Alla sua tomba sta pensando Leblanc.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”