Da Har Karkom a Rovereto Archeologia e cinema

Archeologia Viva n. 62 – marzo/aprile 1997
pp. 74-77

di Claudia Beretta e Piero Pruneti

Ormai la partecipazione del pubblico ai festival del documentario archeologico travalica il numero dei semplici appassionati del settore
Ne è una prova la VII Rassegna di Rovereto dove le sale cinematografiche hanno fatto il pieno delle grandi occasioni
Ha vinto il film sulle indagini di Emmanuel Anati alla ricerca della vera “Montagna di Dio”

Metti una sera, dopocena… La mente si forma immagini casalinghe, statiche. Ma a Rovereto, città del Trentino, si viaggia sulle ali del tempo, alla ricerca dei messaggi di un passato che, stanco del ruolo di muta rovina, rivive ogni anno sugli schermi della Rassegna internazionale del cinema archeologico, di cui si è svolta da poco la settima edizione. Il mezzo cinematografico è una sfida, la volontà di portare l’archeologia fuori dai musei, dagli scavi, dai libri di storia, per renderla suggestiva e “divertente” agli sguardi di un normale pubblico di sala. Questa sfida dell’immagine che consente di superare tempo e spazio a Rovereto è stata vinta. Si parla ormai di un vero e proprio festival cinematografico: in quattro giorni di proiezioni 3500 presenze, di persone che hanno “viaggiato” in tutto il mondo, in tutte le epoche, in siti remoti, insieme a gruppi di scienziati impegnati sul fronte delle ricerche e della tutela di un patrimonio che appartiene all’umanità intera. Proprio la salvaguardia delle ricchezze archeologiche mondiali è stata al centro della VII Rassegna, nello spirito delle celebrazioni dei cinquant’anni di attività dell’Unesco, con un’attenzione particolare alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio di Roma.

I documentari presentati, giunti da undici diversi paesi, hanno mostrato una notevole varietà di argomenti e linguaggi filmici. Si passa da opere in cui ancora le immagini sono solo il contorno del testo e il cinema solo un contenitore diverso di informazioni, a film in cui la fiction, la storia immaginata e la sintassi giocano un ruolo fondamentale. In questo secondo filone si inseriscono filmati come il greco Justinian, a story like a mosaic, ‘Giustiniano, una storia simile a un mosaico’, della regista Memi Spyratos, che per sua stessa ammissione fa del racconto in immagini il punto di forza della propria opera, o Meri Amen, ugualmente greco, di Thomas Moschopoulos, un’impegnativa interpretazione poetica della ricerca della vera tomba di Alessandro Magno, dove musica e riprese, altamente suggestive, si intrecciano sul ritmo dei versi di Kostantinos Kavafis. Di un genere ancor più legato alla fiction, con una storia che trova un set ideale nell’universalità della Storia, è il cartone animato estone Tallina Legendid, la ‘Leggenda di Tallinn’, di Heiki Ernits e Leo Lätti, che attribuisce al mito e alla magia la costruzione di uno dei campanili più alti d’Europa, con un cartoon molto delicato, di gusto tipicamente europeo. […]