Preistoria: dall’Africa a Forlì Per una storia dell'evoluzione

Archeologia Viva n. 62 – marzo/aprile 1997
pp. 22-39

di Davide Domenici

Migliaia di esperi da tutto il mondo! Non si era mai verificato un simile scambio di informazioni sulle ricerche che l’Uomo sta conducendo in ogni parte del globo sulle proprie origini
Per questo si può dire che il XIII Congresso dell’Uispp (Unione internazionale delle scienze preistoriche e protostoriche) svoltosi nel capoluogo romagnolo abbia rappresentato la punta di diamante della discussione sul nostro processo evolutivo
Un viaggio dell’umanità dei milioni di anni che come hanno confermato i ricercatori più accreditati ebbe appunto inizio sul suolo africano

Duemilaquattrocento studiosi provenienti da 66 paesi; oltre 1800 comunicazioni presentate in 18 sezioni, 37 colloqui e 23 workshop; 20 volumi di preprints, 12 guide archeologiche, diversi cataloghi di mostre e un fumetto sull’evoluzione dell’uomo; escursioni pre e postcongressuali e 1150 partecipanti alle visite a località preistoriche durante la settimana del Congresso. Questi i numeri del XIII Congresso dell’Uispp-Unione internazionale delle scienze preistoriche e protostoriche tenutosi a Forlì nel settembre scorso con la presidenza di Antonio Radmilli, dove studiosi di tutto il mondo si sono riuniti per fare il punto sulle ricerche relative all’evoluzione dell’uomo e al suo sviluppo culturale sino alle soglie dell’antichità classica.

Il congresso, organizzato dal segretario generale dell’Uissp, Carlo Peretto, e dalla società Abaco, promosso dal Ministero per i Beni culturali, da Comune e Provincia di Forlì, dalla Regione Emilia Romagna, dall’Università di Ferrara e dalla Cassa dei Risparmi di Forlì, non è stato solo un evento di grande importanza scientifica. Una serie di manifestazioni collaterali riunite nell’Archeoexpo (diecimila visitatori in pochi giorni), che spaziavano dal salone dell’editoria a quello della tecnologia, a quello del museo archeologico, hanno attirato oltre diecimila persone che hanno visitato gli stand e le mostre “Dallo scavo al Museo”, “Preistoria per tutti” (esposizione per non vedenti), “Filatelia in archeologia”, “Mail Art Prehistory” e “Forlì”. Una serie di conferenze tenute dai nomi più noti dell’archeologia e della paleontologia mondiale nelle principali città dell’Emilia Romagna, ha contribuito a fare sì che anche il pubblico dei non specialisti fosse partecipe dell’importante evento culturale. Lo spazio giochi “Prima della storia” ha soddisfatto le esigenze dei più piccoli, avvicinandoli al mondo della preistoria.

Nelle sale della Fiera di Forlì, sede del congresso, studiosi del calibro di Philip Tobias, Desmond Clark, Jean Clottes e Tim White, solo per citare alcuni tra gli stranieri più noti, hanno presentato i risultati delle loro ricerche e hanno dato vita a dibattiti e discussioni di grande interesse. Scoperte di ominidi fossili, di giacimenti preistorici e di grandi stazioni di arte rupestre sono state discusse e analizzate, contribuendo a rivedere alcune delle tappe dell’evoluzione biologica e culturale dell’uomo. Nelle sezioni propriamente archeologiche sono state presentate relazioni riguardanti paesi e culture di tutti i continenti, a testimonianza della varietà degli esiti culturali di questo strano animale chiamato uomo. Dibattiti metodologici sulle nuove tecnologie hanno fatto il punto sulle future possibilità dello studio del passato.

Ma le novità più importanti emerse a Forlì non sono state né le ossa di milioni di anni fa, né utensili di pietra altrettanto vecchi. «La vera novità, la più straordinaria, è rappresentata dalla quantità di articoli pubblicati in quell’occasione, dai libri presentati al Congresso, dalle migliaia di anonimi partecipanti, dai milioni di parole che hanno viaggiato sulle reti informatiche. Queste sono le vere importanti novità dell’evoluzione umana che abbiamo potuto toccare con mano. Abbiamo verificato in diretta la capacità che la specie Homo ha conquistato di scambiarsi informazioni, di globalizzare le conoscenze, di mettere in contatto i cervelli di milioni di individui in tutto il Pianeta». Questa la sintesi, forse estremizzata, ma non tradita nella sostanza, di un colloquio con Carlo Peretto, docente di Antropologia all’Università di Ferrara, nonché segretario generale del XIII Congresso dell’Uispp. A sei mesi dalla conclusione dei lavori è più facile tirare le somme di un evento straordinario.

Professore, qual è stato l’obiettivo principale del Congresso e come si è arrivati, da parte degli addetti ai lavori, spesso abituati a parlare solo fra loro, a essere così attenti alla “ricaduta” delle conoscenze scientifiche sul pubblico?
«I congressi dell’Unione internazionale delle scienze preistoriche e protostoriche hanno sempre rappresentato uno degli appuntamenti più importanti per la ricerca pre-protostorica mondiale e anche in quest’ultima occasione i temi trattati e i nomi degli studiosi intervenuti lo hanno confermato. Nell’organizzazione di questo congresso abbiamo però voluto creare anche un evento “pubblico” perché è ormai chiaro che l’evoluzione dell’uomo non è un tema per soli addetti ai lavori, ma interessa ogni campo del sapere e ha una serie di implicazioni etico-filosofiche di cui ormai ogni disciplina deve tenere conto. La paleontologia e la paleoantropologia sono relativamente giovani, ma nel corso dell’ultimo secolo le scoperte sono state tali che le caratteristiche principali del processo evolutivo sono ormai definite. Le grandi scoperte di questi ultimi anni, e quelle che certamente si faranno in futuro, possono chiarire alcuni aspetti “metrici” dell’evoluzione, i cui passi ci sono però in gran parte già noti. Ritengo che ogni “visione del mondo” debba oggi tenere conto di questo: quello che una volta era patrimonio esclusivo delle discipline umanistiche, il riflettere sull’essenza dell’uomo, sul senso della sua presenza sulla Terra, e così via, è oggi patrimonio comune di diverse discipline che non possono mutuamente ignorarsi. La recente presa di posizione del Papa sulla teoria darwiniana ne è una conferma. La paleoantropologia è uno dei territori dove l’incontro tra discipline scientifiche e umanistiche è non solo possibile ma necessario. È per questo, quindi, che abbiamo ritenuto di dover organizzare un grande evento pubblico che stimolasse la riflessione su questi temi e che non rimanesse un fatto, per quanto importante, limitato alla ristretta cerchia degli specialisti». […]