Quello strano concorso Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 61 – gennaio/febbraio 1997
p. 84

di Raffaele C. De Marinis, Riccardo Francovich e Sergio Rinaldi Tufi

Preistoria e Medioevo sono considerate discipline fantasma

Sulla Gazzetta Ufficiale del 13 ottobre 1995 (IV Serie speciale, n. 79) è stato pubblicato il bando di concorso a 11 posti di archeologo, ottava qualifica funzionale, nei ruoli del Ministero per i Beni culturali e ambientali. I posti sono ripartiti per regioni: 2 alla Basilicata, 1 alla Calabria, 5 alla Campania, 1 all’Emilia-Romagna, 1 al Friuli-Venezia Giulia, 1 al Veneto. Le prove consistono in due scritti e un colloquio. Le prove scritte vertono, la prima su un tema di archeologia greca, romana o italica, la seconda su problemi inerenti alla tutela e alla ricerca archeologica; la prova orale verte sulle stesse materie delle prove scritte «con domande che valgono a estendere l’accertamento della preparazione del candidato nei campi storico, epigrafico e filologico, nonché del possesso di almeno elementari conoscenze delle culture preistoriche», lettura e traduzione di un brano greco e di un brano latino, una lingua straniera a scelta del candidato, nonché nozioni di diritto amministrativo e legislazione dei beni culturali. Viene dunque spontaneo quanto segue.
Nonostante che l’ordinamento del Ministero per i Beni culturali e ambientali preveda per il ruolo degli archeologi indirizzi di specializzazione, lo stesso Ministero persevera da quasi un ventennio nel bandire solo concorsi per archeologi classici. L’ultimo per archeologo con indirizzo preistorico o protostorico è stato indetto con D.M. 25.5.1978 (per 7 posti). Lo stesso dicasi per l’indirizzo di specializzazione in archeologia medievale. A un’intera generazione è stata preclusa ogni possibilità. […]